Firenze vecchia di Giuseppe Conti
Il Ghetto
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forense, per quanto la laurea, se la guadagnavano, non venisse loro negata.
L'interno del Ghetto era sudicio e lercio quanto mai si può dire. Il Comune non vi faceva i lavori necessari, le fogne non si spurgavano, nessuno sorvegliava la pulizia nè l'igiene; e tutti facevano quello che volevano. C'eran delle case perfino d'undici piani : quelle costruite sul muraglione del Gran postribolo difaccia alla Palla. Sembra un' esagerazione, ma è proprio la verità.
Le case di sette e di nove piani erano comuni. C'è da immaginarsi perciò quanta luce e quanto sole penetrasse in quelle corti e in quei vicoli rinchiusi. Soltanto dalle finestre delle case più alte si godeva un panorama stupendo, e nelle belle giornate bastava alzare i piedi - come si dice a Firenze per giustificare in certo qual modo l'incuria domestica - e pareva d'essere in paradiso. Per altezza, a mezza strada ci s'era!
In Ghetto ci stavano anche famiglie ricche; ma si vedevano, tra la classe più miserabile, faccie gialle di gente che respirava aria malsana; ragazze sciatte, in ciabatte, tutte arruffate coi capelli senza pettinare, neri cresputi, che nell'insieme rivelavano la loro origine orientale. Le più vecchie, le madri, avevano il fintino, per una consuetudine religiosa che non permetteva alle donne di tenere i propri capelli dopo che fossero maritate, onde non provocare la concupiscenza altrui. E ragazzi mezzi ignudi che facevano il chiasso per le piazze, per le scale, con una poltiglia nera sugli scalini alta tre
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (439/706)
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