Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze J reechiadita, formata da continaia di anni di mota e di letame. Alle finestre di tutte le case, cenci tesi, calze, sottane, lenzuoli pieni di toppe, ma tutto bigio e quasi sudicio, benché fosse roba lavata ci' allora !
      Il Ghetto pareva una piccola città murata. C' era una vita a parte, abitudini proprie, usi affatto diversi.
      Da Piazza dell'Olio si saliva in quella specie d'androne che internamente conduceva in Via della Xave, ove trova-vansi botteghe di fondachi e eli mereiai, che vendevano all'ingrosso a quelli di campagna, i quali oltre al cambrì e alla ghinea vi trovavan corone, crocifìssi, saponi, e un'infinità d'altre cose, che gli ebrei vendevano a prezzi bassissimi. Nel 1S26 vi fu nel Ghetto una epidemia di fallimenti ; quei commercianti andavan giù come le carte, e un beli' umore, commosso, scrisse una canzone che aveva il seguente intercalare :
      Qual flagello, Stenterello, Il commercio desolò !
      Questo Stenterello al quale si rivolgeva la canzone, ora un salumaio.
      In Piazza della Fonte intorno al pozzo, c'erari quelli che abbrustolivano sui fornelli i ceci e i semi di zucca; fra questi c'era un vecchio famoso per friggere le ciambelle, che anche i cristiani i quali attraversavano il Ghetto per far più presto, compravano ai loro ragazzi che ne erano ghiottissimi.
      Era rinomato fra i venditori di quel luogo un certo Leone, che vendeva i polli e la tacchina scannati secondo il rito ebraico: ma egli non era rinomato per questo : sibbene per essere


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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