Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      43^Molte famiglie israelite fra le più distinte non abitavano nel Ghetto, ed avevano dimore bellissime e ricche, specie coloro che esercitavano l'industria, che pur ve n'era fra tanti, o l'alta banca, come i Della Ripa, i Lampronti, la ditta « Mondolfi e Fermi. » Nel 1848 anche gli ebrei di « mezza tacca » cominciarono ad abbandonare il Ghetto; ma l'abbandono si accentuò dopo il 1859, al punto che anco la residenza dell'Università israelitica esulò nel 1864 dal recinto e dalla casa che aveva per tanti anni occupato. A poco a poco non rimasero ivi che le Sinagoghe e coloro che al servizio delle medesime si dedicavano: perciò quella località rimase quasi tutta in balìa dei cristiani ; ci tornò una folla di straccioni, di precettati, di ladri e di tutta la feccia della città.
      Così il Ghetto divenne un vasto ricettacolo di un miscuglio eli gente che passava la vita a fare a tocca-ferro con la polizia. Tutte persone dabbene che avevan pagato puntualmente il loro debito alla giustizia non avendo potuto far di meno; e che potevan vantarsi d'essere state quindici
      0 vent' anni in galera, come se fossero state in villa ; e molti di quei bravi soggetti studiavano il modo di ritornarvi, che era poi, in fine, la cosa più facile del mondo. La sera, a veglia, si raccontavano a vicenda gli episodii del tempo scontato al bagno, si portavano via via le notizie di quelli di conoscenza che c'erano andati di fresco, si almanaccavano delitti, ruba-menti e d'ogni cosa un poco : tutti affari però che portavano all' uscio della galera che s'apriva loro tanto agevolmente che era un piacere!
      In Ghetto trovarono in ogni tempo sicuro asilo i ladri e
      1 malfattori d'ogni genere; e quando qualche furfante inseguito da' birri che avevan la lingua fuori dal correre, riusciva a entrare in quel recinto, era beli'e salvo. Il giro intricatissimo delle scale che mettevano in comunicazione i quartieri da un lato all' altro del Ghetto rendeva facile lo sparire in un dedalo di corridoi, in un ginepraio di pianerottoli e d'abbaini che davan la via sui tetti, dai quali poi si riscendeva


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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