Firenze vecchia di Giuseppe Conti
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Firenze l'ecciticii più rinomati per mangiarsi col tonno; o i lupini, che a molta povera gente, specialmente per chi aveva dimoiti figliuoli servivano di cena.
Per le strade, fra giorno, i ciechi giravan per Firenze con la chitarra ed alcuni col violino cantando la storia della Samaritana, di Sansone, di Marziale che nacque con due denti, della Gnora Luna, di Prandano, la Strage degl'Innocenti, la Fuga in Egitto o il Canto d'Erminia della Gerusalemme del Tasso, tutto quanto sapevano e veniva loro in mente. Le donne davano a quei ciechi, piuttosto noiosi e importuni, perchè molti eran ciechi autentici, ma molti altri facevan da orbi e ci vedevan meglio degli altri, le seggiole e quelli delle botteghe i panchetti ; e dalle finestre buttavan loro un quattrino rinvoltato in un foglio.
La sera dell'ottavario dei morti si mettevano due ciechi da un capo all'altro della strada rispondendosi cantando i Sette Salmi o altre di vote preci per le anime del Purgatorio; e allora il quattrino glielo buttavano in un foglio acceso, perchè vedendo il bagliore lo raccattassero. C'erano anche quelli che giravano con dei tabernacoli con qualche Cristo o Madonna miracolosa, e si mettevano a decantare quei miracoli che spesso eran così grossi - come un tale che faceva piangere un Cristo di legno, e di quando in quando anche sudar sangue - che i birri gli portavan via e li mettevano al bargello senza che il Cristo facesse il miracolo di liberarli.
Oltre ai ciechi, in ogni strada, era un continuo gridare ora d'ortolani, ora di fruttaioli che avevano i loro avventori fissi e si fermavano tutti i giorni alle medesime case ; oppure di cenciaioli che dalla mattina alla sera giravan per tutta Firenze urlando: Donne chi ha cenci!... sprangai che accomodavan gli ombrelli e sprangavano i catini e le stoviglie rotte; seggiolai che rimpagliavan le seggiole sfondate in mezzo alla strada come se fossero stati nella propria bottega, arrotini e altre infinità di mestieri.
Fuori delle b< >tteghe si vedeva d fornello del sarto coi ferri a scaldare, il ragazzo del legnaiolo che accendeva i
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (464/706)
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