Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      pagando nulla, perchè se faceva da scordato lui, non lo faceva il panca io ; il quale, appena lo allumava gli andava dinanzi con la mano tesa dicendo: — Signori, il pancaio! — I piii facoltosi, fra costoro, specialmente le feste, andavano invece a prendere il sorbetto al Caffè dell'Arco demolito sull'angolo del palazzo Ferroni, così chiamato in memoria dell'Arco di Santa Trinità buttato giù. Cotesto caffè era il ritrovo elegante nell'estate, e si mettevano i tavolini fuori tanto dalla parte del Lungarno che da Via Tornabuoni.
      La semplicità della vita fiorentina non era soltanto nel popolo, ma sibbene anche nella nobiltà e alla Corte. Per darne un esempio, gli impiegati e i servitori del Granduca parlando tra loro non dicevano a ogni parola, Sita Altezza; ma dicevano, il padrone: e siccome il sarto di Leopoldo II era Francesco Piacenti, che aveva bottega in Via Vacchereccia, così il cavalier Nasi, e poi il signor Paglianti, addetti alla casa del Granduca, quando andavano per suo ordine da lui, gli dicevano : — Sor Francesco, la passi dal padrone perchè ha bisogno di lavoro. — E per il solito, il lavoro era qualche abito nero ; perchè la specialità del Granduca era quella di portare continuamente la giubba con le fodere di seta bianca.
      Il Piacenti vestiva pure la servitù, i camerazzi, i cantinieri, il capo degli argenti, gli staffieri e i lacchè. Dal capo andava alla coda!
      Anche nella nobiltà si usava trattare affabilmente la servitù, dalla quale, bisogna pur dirlo, i signori eran però ricambiati con un affetto e con un attaccamento esemplare, che oggi non si sogna nemmeno, perchè la riconoscenza sembra un avvilimento. Oggi si accettano, anzi si pretendono, i benefìzi ; e chi li fa, quasi quasi deve ringraziare chi li riceve.
      Anticamente i servitori entravano in una casa da giovanetti e c' invecchiavano. Avevano il segreto di farsi benvolere, ed erano affezionati ai padroni dai quali ricevevano ogni garbatezza.
      30. — Conti.


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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