Firenze vecchia di Giuseppe Conti
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Firenze J ''ceciliavano nel fondo vetri, ossi e spazzature buttati dalle case di San Niccolò ; per conseguenza, molto spesso qualcuno si sfondava un piede con un pezzo di bicchiere rotto, o si feriva malamente in qualche altra parte; e molti correvano anche rischio di affogare, per il dolore della ferita che dava loro allo stomaco.
I bagni dei buontemponi e delle persone che potevano spendere perchè ci voleva mezzo paolo — 28 centesimi - eranoun luogo pericoloso, non solo a causa delle correnti e dei molinelli, ma anche per la profondità, che era piuttosto ardita. I Jlattoìi rossi confinavano col giardino dello Scoti, che vi aveva la filanda della seta a cui serviva di forza motrice l'acqua dell'Arno.
Passata la porta della Zecca Vecchia, in prossimità della quale si vedeva sulle mura lo stemma de' Medici, si traversava un androne dov'eran quelli che macinavan la gallonea per i conciatori ; v' erano pure diversi pigionali, e perfino un bottegaio e un vinaio, dai quali, dopo il bagno, molti si fer-
L'ingresso ai Matton rossi.
quelli della Zecca A'ecchia in fondo a Via delle Torri-celle, su una piazzetta detta la « Piazza della Ghiozza » dove, in una ventina, andavano i dragoni a far gli esercizi. Quei bagni comunemente si chiamavano i Matton rossi, perchè dove si faceva il bagno era ammattonato; e col movimento continuo dell' acqua, i mattoni si man tene van sempre rossi. Anche quei bagni erano all'aperto, e vi andavano soltanto le persone a modo, fra le quali vi eran dei no-tatori di polso, perchè era
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (484/706)
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