Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Quaresima
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      Un altro giorno caratteristico della quaresima era il giovedì santo, a cominciare dal quale le truppe fino al mezzodì del sabato santo, andavano coi tamburi scordati e coi fucili voltati a terra. La mattina, il Granduca con la Corte andava a render « l'obbedienza alla Chiesa » nella Cappella de' Pitti ; la messa la celebrava il confessore del Sovrano, e dopo « la consumazione del sacerdote » questi comunicava prima il Granduca, le Granduchesse, l'Arciduchessa, le dame, i ciambellani, le cariche di Corte, i consiglieri, i paggi e i precettori. Dopo la comunione, le persone reali si ritiravan nelle loro stanze « per prendere la cioccolata » accompagnate dalle dame e dagli altri personaggi che passavano nelle stanze dell' Opera « allo stesso fine ! »
      Dopo la refezione, le cariche di Corte per il corridoio andavano dal coretto ad assistere coi Sovrani alle funzioni di Santa Felicita; terminate le quali, le cariche si recavano a prendere il Granduca per la processione che andavano a depositare il Sacramento nel sepolcro: il baldacchino era portato dai ciambellani e il Granduca teneva l'ombrellino.
      Dopo queste funzioni aveva luogo la cerimonia in palazzo nel salone degli stucchi delle due lavande a dodici poveri e a dodici povere « il tutto secondo il regolamento approvato - da Ferdinando III — nel 14 marzo 1819.»
      Nel salone veniva « eretta una piccola tribuna parata soltanto di dommasco con tamburetti per le loro Altezze Reali. » Al primo povero, che veniva scalzato e ricalzato dal gran ciambellano di servizio fisso, gli lavava i piedi e glieli asciugava il Granduca ; e agli altri undici, le altre cariche di Corte. Il Sovrano era assistito altresì dall'arcidiacono e dall'arciprete. Il « bacile delle borse » coi denari che il Granduca dava a ciascun povero, e quello per lavarsi le mani, dopo che ave-van lavato i piedi, eran tenuti da due ciambellani di servizio; ugualmente che per distender la bandinella.
      Per la lavanda alle povere, alla prima di esse, scalzata e ricalzata dalla maggiordama maggiore, veniva fatta dalla Granduchessa; ed alle altre, dalle sue dame; come pure due


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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