Firenze vecchia di Giuseppe Conti
Quaresima 5i7
scortare il carro da quando lo levavano la mattina alle sette dalla casa spalcata di Via Borgo Allegri fin a che non lo riportavano, che quand' era finita la festa non ne potevan più. Xon si trattava soltanto dello strapazzo di stare in piedi tutte quell' ore, il peg\gio era tenere addietro la folla che ci voleva una fatica enorme; tanto più se si riflette che i soldati avevano i caschi tutti armati di ferro con le gruncette (sottogola) e pompò d'ottone, che pesavan parecchio ; certe giberne che parevan cassettoni ; baionette spropositate tenute a tracolla ; e fucili che oltrepassavan le venti libbre !
L'ammirazione dei campagnoli era più specialmente per quelle due paia di bovi bellissimi, tutti bianchi e alti che parevan montagne, come diceva il popolo nel suo gergo espressivo. Quei bovi avevan le moscaiole rosse di striscie di panno e fiocchetti, eran tutti infiorati ; le gualdrappe avevan rosse, come cavalli di generali.
Dopo il Duomo, il carro andava a finir di bruciare i fuochi al Canto de' Pazzi, dove una gran parte della folla vi accorreva. E finalmente al tocco si riattaccavano i bovi e si riportava in Via Borgo Allegri, e fino a quell' altr' anno, se Dio vuole, non se ne parlava più.
Il caporale e i dieci soldati che avevan prestato servizio, respiravano allora con tanta soddisfazione, come se il carro l'avessero levato a loro di sullo stomaco. I soldati tornavano a casa Pazzi dove trovavano apparecchiata per essi una tavola alla quale se ci sedevano volentieri c' è da figurarselo. Il desinare di prammatica che si dava loro, consisteva in una minestra di paste sui ceci, ceci conditi, una gran tegamata di baccalà in zimino, cacio pecorino e mezzo fiasco di vino a testa. Così rifocillati, il caporale andava a ringraziare il computista della famiglia, il quale a nome di essa gli consegnava una lira per ogni soldato ed il doppio per lui.
Quei soldati, dopo aver mangiato e bevuto ben bene, non sentendo più la fatica, e trovandosi anche una lira per i vizi, avrebbero desiderato uno scoppio del carro a vita.
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (543/706)
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