Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      quei ferri, ai loro tempi, sapevan per prova che i dami, con la scusa del prezzemolo giravan tutto 1' orto ! Quante coppie s'internavano nei boschetti per cercare il posto buono dove erano i grilli ; e anche quante ragazze sole sole, come distratte, si allontanavano con aria indifferente dalla comitiva occupata a preparar la merenda, e si perdevano per ritrovarsi poi col giovanotto che, poveretto, non essendo pratico della località si perdeva anche lui !
      Era lina di quelle giornate, che nessuno avrebbe voluto veder finire, tanto ci pigliavan gusto tutti, a quel giochetto di cercare il grillo canterino, che serviva, povera bestia, di pretesto a tante cose svariatissime, una più bella e più gustosa dell' altra.
      Ora, anche questa è ridotta anziché una festa, una vera melanconica consuetudine di pochi seguaci delle tradizioni, che si potrebbero chiamare i bigotti delle medesime.
      Ma procediamo con ordine. La mattina dell' Ascensione, poco dopo l'alba, si cominciavano a veder delle brigate con le sporte, o con dei panieri coi fiaschi di vino, e tegami, e bicchieri, e piatti, che s'avviavano passo passo verso le Cascine. Per tutta la strada era un chiacchierìo, un brusìo di quella gente, che pareva andasse come si soleva dire allora, nelle Fra lice J fa rem me ! Ma più baccano di tutti lo facevan quelli coi corbelli dei grilli - che molti, per farli confondere, dicevan che eran piattole o scarafaggi che dir si voglia - e che urlavano: Fho i'grillo canterino! E i babbi compravano il grillo ai figliuoli ; e la sera mettevan fuori della finestra la piccola gabbia di fusti di saggina, con gran giubbilo dei pigionali, che la notte non potevan dormire.
      Verso le cinque, appena era spuntato il sole, la popolazione si faceva più fitta, e tutti andavano al Palazzo, lassù da Neri, a bere il latte munto d'allora. Questa era la tradizione, il rito, 1' obbligo, per chi voleva solennizzare in tutte le regole l'Ascensione. I fiorentini ci facevan la bocca fin dalla sera innanzi a quel latte, che Xeri, il capoccia della famiglia colonica che aveva in affitto dalle « Regie Posses-


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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