Firenze vecchia di Giuseppe Conti
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del rubare : senza vedere che settecentomila contadini son più che agiati operai essendo condominìì : senza vedere che gli artigiani non incarcerati nelle grandi manifatture, ma padroni nelle proprie botteghe, non hanno bisogno di strappare un tozzo di pane alla feroce avarizia dei grandi capitalisti ; ma ottengono non scarso salario da un lavoro libero per le richieste indefettibili appunto per la tanta divisione di proprietà. »
Questo severo giudizio sulla polizia d'allora, fece profonda impressione nel Segretario di Stato Cempini, tanto più che egli era stato costretto a fare intraprendere a suo figlio un viaggio in Germania, perchè appunto la polizia lo aveva preso di mira come liberale!...
Tali persecuzioni, che si facevan senza rumore e alla chetichella, provocavano scritti clandestini sui muri della città e pubblicazioni alla macchia, poiché la censura della stampa era stoltamente rigorosa.
E toccando anche questo tasto nella petizione presentata da Bettino Ricasoli, vi si affermava francamente che « quanti più saranno i giornali onesti e gravi, i libri meditati e interessanti il presente, tanto meno saranno i cartelli, le stampe clandestine, e le infamie che hanno per carta le 'muraglie, e per penna il carbone. »
E ribattendo questo chiodo nella seconda petizione unita alla proposta di legge per la libertà della stampa, presentata essa pure dal barone Ricasoli e compilata insieme col Sal-vagnoli, nel 27 marzo 1847, così si concludeva: « La Toscana anche in ciò potrebbe far meglio degli altri paesi; poiché qui non essendo sproporzione di fortune, manca la causa degli odii tra classe e classe ; qui essendo mitezza di costumi, non vi è da temere il furore delle parole; qui essendo la istruzione e la urbanità diffuse, è da aspettarsi una discussione non passionata, ma tranquilla.
« Quindi è, che se altri principi hanno fatto leggi sulla stampa prima del nostro, il nostro potrebbe farle migliori e più efficaci. »
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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 702 |
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Pagina (660/706)
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