Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Firenze ì Occhia
      tezza e l'entusiasmo non ebbero più limiti. Le bande suonavano Dio sa che cosa, fino a stordire; ma non ci si badava. S'era tutti fratelli, c'era la Guardia civica, e questo bastava. Gli applausi andavano al cielo, gli urli, le acclamazioni senza tregua, senza respiro, dovevan sentirsi da lontano qualche miglio.
      E tutto quel baccano, quel frastuono, quella specie di fin del mondo, raddoppiò, se era possibile, quando al terrazzino del primo piano si affacciò il Granduca in mezzo ai due piccoli principi, Ferdinando e Carlo, « future speranze del paese, » come credevano allora. La Granduchessa, essendo nel puerperio, si contentò di stare a vedere e farsi vedere dietro ai vetri di una finestra. Forse era la meno entusiasta di tutti.
      Un aneddoto curioso ma autentico fu l'imbarazzo in cui si trovarono a Corte, perchè in Palazzo non esisteva una bandiera dello Stato!... Lì per lì, siccome il Granduca aveva avuto la luminosa idea di volerla sventolare dal terrazzino, come corrispondenza dei suoi sentimenti con quelli del popolo, fu provveduto disfacendo in fretta e furia una cappa magna di cavaliere di Santo Stefano, che era rossa, dalla quale ne fu levato un telo il quale unito con gli spilli a un altro bianco, venne improvvisata la bandiera che legata con dei nastri ad un'asta, il Granduca, in mezzo al delirio universale, la sventolò ripetutamente e quindi la calò a chi stava di sotto.
      Tutto sarà facile descrivere, fuorché quel momento d'ebbrezza, di esaltazione e di giubbilo di un popolo intero. Lo stesso Granduca ne fu commosso, ed aveva le lacrime ag'li occhi ; giù tra la folla la gente piangeva di tenerezza senza sapersi frenare. Era una cosa novissima, uno spettacolo non mai veduto. Tutti subivano un fàscino strano, al quale non potevan sottrarsi.
      Intanto un Comitato composto del professore Ferdinando Zannetti, del professore Giorgio Pellizzari, del marchese Ferdinando Bartolommei, del cavalier Luigi Mannelli, dell'avvocato Antonio Riordini e di Pasquale Benini. salì alla reg-


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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