Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
6 STORIA FIORENTINAMalatesta, essendo appunto fornita la condotta di don Ercole, aspirasse al generalato, e volesse mettere sospetto ne' Fiorentini di dover essere in tanto pericolo abbandonali da lui, se eglino non più per governatore, ma per capitano generale nollo riconducessero ; la qual cosa come io non niego, così credo più tosto che egli volesse o riconfermare i capitoli fatti a Perugia col reverendissimo di Monte, o farne de' nuovi, come di sotto si vedrà. Stando dunque il vescovo in casa di Malalesla, e trattando con lui molte cose con saputa e consentimento de* dieci, consigliava ( e per questo si credeva che fusse venuto ) che si doves-sono, per appiccar qualche pratica , mandare oratori ai papa, affermando che lo troverebbono meglio disposto a volere accordare, di quello che forse si pensavano ; e Malalesla , dicendo che questo non poteva che giovare, confortava che si mandassino. Laonde il gonfaloniere il giorno medesimo delle calendi di gennaio, nel quale aveva solennemente preso colla nuova signoria il magistrato , fatta ragunar la pratica , propose nel consiglio degli ottanta, che consultasene se era bene ( essendo stati ricerchi per ordine del papa ) di mandargli ambascia Jori ; e perchè i pareri furono vari, e molti giugnendo loro questa cosa nuova , e non sappiendo nè chi fusse questo mandato, nè qual s'avesse commessione, chiesero tempo, parve al gonfaloniere e agli •altri magistrati, che fusse ben fallo che questa deliberazione si prolungasse due giorni, e si rimettesse al consiglio maggiore, acciocché non per quartieri come allora , ma per gonfaloni si consultasse ; perchè, ragunalo il consiglio grande il terzo giorno di gennaio, Raffaello volendo, prima che proponesse la consulta, ringraziare il popolo, si dirizzò in piedi, e, stando ciascuno intentissimamente ad ascoltare, favellò, dicono, in questa sentenza :
« — Se io non tenessi per cosa certissima che tutte le cose che quaggiù si fanno dagli uomini, sono prima da Dio ottimo grandissimo disposte e ordinale su in cielo, e non sapessi che nessun cittadino non deve nè fatica nè pericolo alcuno, ancoraché grandissimo e prestantissimo, per P onore e grandezza della sua patria, non che per la salute e per la vita, ricusare; io non so, prestantissimi cittadini, quello ch'io fallo m\avessi, quando io, non vo' dire contra il volere, ma bene fuori d1 ogni mia speranza, fui a questo altissimo e onoratissimo grado, dalle signorie vostre, non già per alcun mio merito, ma solo per bontà e benignità loro, cosi favorevolmente eletto. Perciocché il sedere in sulla poppa, e tenere in mano il governo d' alcuna nave, quando il mare giace tranquillo e 1' aure spirano seconde, è cosa non meno agevole che piacevole; ma quando 1' onde turbate sono e i venti soffiano contrari, allora, perchè ella o traportala dalla tempesta , non rompa inv^rOOQle
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