Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

Pagina (14/476)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      14 storia fiorentinatato,1 s' era mediante l'industria e fatica sua, fatto chiaro non solamente nella scienza delle leggi, ma ancora negli studi d'umanità e nelP arte dell' eloquenza. E non solo lasciò il Cristianissimo messer Emilio per non disperare affatto i Fiorentini, ma promise loro di segreto, che, riauto i figliuòli, manderebbe tantosto aiuto e soccorso, ingannando in un medesimo tempo lo imperadore, il papa e la signoria di Firenze. Dissesi ancora eh' egli per gratificarsi maggiormente Cesare e Clemente, tentennò più giorni stando in forse di licenziare dalla corte
      10 ambasciadore fiorentino, il quale alla fine malissimo contento vi si morì. Ragionossi in quel tempo per monsignore di Tarbes, il quale per avere, come ebbe, il cappello, aveva sempre favorito le cose del papa, che il re si dovesse abboccare in Turino con Cesare, della qual cosa egli ne fu nel consiglio onestamente ripreso, quasi non bastasse che
      11 re avesse prigioni i figliuoli, senza cercare d' entrarvi anch' egli.
      Agli tredici di gennaio si propose e vinse nel consiglio grande unaprovvisione così fatta: che i magnifici ed eccelsi signori fussero tenuti di dover far fare fra '1 termine d'otto giorni una tavoletta, nella quale fussero determinate mese per mese particolarmente tutte l' ore del-» 1' audienze de'magistrati ; il che fatto, i campanai del palazzo ogni mattina e ogni giorno* solo che non fu$se festa comandala o dalla chiesa o per leggi, o fusse sonalo a consiglio maggiore, fussono tenuti per debito deli1 ufficio loro a quell' ore che nella prefata tavoletta si con-tenessono, sonare a dislesa la terza campana del palazzo, chiamata volgarmente Toiana (1), almeno una mezz'ora^ alla fine del qual suono ciascuno di qualsivolesse officio o magistrato, fuori solamente alcuni non soliti ragunarsi ogni giorno, fusse obbligato a ritrovarsi nel luogo deHa residenza sotto pena di due fiorini larghi d' oro in oro per ciascuna volta che, non vi essendo, il numero mancasse, e fussono tenuti di slare nell' udienza due ore continue, potendo il proposto , e non vi essendo il proposto, il più attempato dell' uficio, comandare che vi stessono quel più eh' egli giudicasse necessario o utile per la spedizione delle faccende, infino a raddoppiare il tempo determinato e non più ; e il cancelliere o coaiutore dovesse appuntare chiunque mancasse, e tenere oonto sotto la medesima pena.
      Eransi in questo medesimo tempo condotte 1' artiglierie de' nimici tutte rotte e conquassate, parte a Campi e parte in Peretola, alla guardia dalle quali era venuto Pietro Velleio (2) con forse mille Spagnuoli
      (•.) Dal nome di un castello dei Pisani donde la rapirono i Fiorentini. Cosi I' Arbib.
      (a) Altrove detto Pietro Velles.
      v^rOOQle


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

Pagina (14/476)






Cristianissimo Emilio Fiorentini Firenze Cesare Clemente Tarbes Turino Cesare Toiana Campi Peretola Pietro Velleio Spagnuoli Pisani Fiorentini Arbib Pietro Velles OOQle