Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
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antichi e moderni, e specialmente quello d' Anton da Leva, pareva che facesse che non se ne dovesse far troppo caso : e questo capo era che egli era nato di Giovantpàgolo Baglioni, nomo valente sì nel mestiero dell' arme, ma empio e crudelissimo, e di tutti i vizi e scelleraggini coperto, e che aveva, essendo suo stipendiano, la repubblica fiorentina tradito: ma questo non sapeva ognuno; senzachè i figliuoli non debbono portare la colpa de' padri, e ciascuno si debbe giudicare o virtuoso o vizioso per li fatti o misfatti suoi propri, non per gli altrui Dall' altro lato avevano i Fiorentini molte cagioni di doverlo agli stipendi loro condurre : egli da piccol fanciullo era stato al soldo loro, e rimaso in Firenze ostaggio per la fede, benché infedele del padre , s' era trovato giovanetto di non più di vent' anni nella rotta di Ravenna, e dato ottimo saggio del valor suo , perchè ferito mortalmente nel capo, fu gettato da cavallo, e si difese infino a tantoché, avuto pin altre ferite, fu fatto prigione ; il che fu comune in quel conflitto quasi a tutti quelli i quali elessero piuttosto-^di combattere che di fuggire: aveva avuto da'signori Viniziani onoratissimi carichi, e s' era portato nella guerra di Lombardia non solo come animoso soldato, ma eziandio come prudente capitano: era, si può dire, signore assoluto di Perugia, onde se ne potevano sperare molte e grandissime comodità (1) : si trovava in qualche obbligazione co' Fiorentini, avendo fatto il signore Orazio suo fratello capo delle bande nere, le quali erano l'onore e 'I terrore di tutta l'Italia, ed il medesimo Raffaello gli aveva in Perugia onoratissimamente consegnato il bastone: era (e questo per avventura gli mosse più che altro ) o almeno esser doveva , capitalissimo nimico della casa de' Medici , per le tante e sì gravi ingiurie ricevute da loro, avendo egli prima fatto così bruttamente ammazzare il padre, e poi tolto lo stato per darlo al signor Gentile suo non meno nimico che parente, molto in tutte le cose da meno di lui: non era verisimile che Malateslta, poteudo con tanta gloria sua fare immortale sé e tutta la casa sua, volesse con tanta vergogna vituperare in eterno sé, e lei; e nel vero egli o non seppe o non volle conoscer la maggiore occasione che avesse forse mai capitano alcuno di farsi per sempre, non dico celebrare, ma adorare.
11 secondo giorno di febbraio trIP capitani de' nostri, il signor Cecco Orsino, il signor Iacopantonio Orsino ed il signor Giovanni da Sessa, i quali stavano tutti a tre in fila 1' uno dopo 1' altro alla guardia del
(i) Se non che, come osserva il March. Capponi ( nota al 298. Docnm. Mollai ), dei capitani mcrcenarii i più infedeli erano quelli che avevano Stati propri j e più che ad altro badavano a conservarteli, Arbib.
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