Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
20 st0hia fiorentinamonte, essendo una mattina in sul 1' aurora iti fuori della porta a San Gallo per fare scorta a1 contadini e a' saccomani che andavano a legnare, s' andarono con Dio con tutti i loro fanti. Ma Candoae Corso, banderaio del signor Cecco, tornò la mattiua medesima, ed il medesimo fece il Manzo da Cortona suo luogotenente, e fra pochi giorni di trecento fanti, i quali avevano menati con esso loro, ne ritornarono duv gencinquanta ; onde il Cardone e il Manzo ebbero la compagnia , e ciascuno de1 tre capitani ebbe bando di rubello, e taglia dietro di cinquecento fiorini d'oro a ciascuno di coloro che gli menassero presi, e trecento a chi gli ammazzasse, ed essi contraffatti di cenci furono impiccati per un piè sul puntone dell'orto di San Miniato, colla faccia vòlta verso Giramonte, con due scritte a lettere grandicelle per ciascuno, una'da piè, nella quale era scritto il nome e cognome di esso, e una da capo la quale^ diceva: per fuggitivo, ladro e traditore; e olirà questo furono fatti dipingere nella facciata détta Mercatanzia vicino alla Condotta, dove si vede ancora il bianco e lo scancellato, in nome da Bernardo del Buda discepolo d' Andrea del Sarto, ma in fatto ìia esso Audrea, il quale non si voleva acquistare né nimistà di persona, né soprannome di dipintore d'impiccali, e furono dipinti cosi vivi e naturali, che chiunque gli aveva pure una sola volta veduti, gli riconosceva subitamente. Andò la fama che questi tre capitani avevano una notte voluto dare, per ordine del signor Mario , tutta quella parte de' bastioni la quale era guardata da loro, ma che il principe, sapendo -quii'fusse la vigilanza e diligenza del signore Stefano, non s'era voluto arrischiare ad andarvi, e che eglino, dubitando che ciò non si dovesse risapere, s' erano fuggili. La verità fu che tutto quello che si disse del signor Mario gli fu apposto, perciocché egli non v' ebbe colpa nessuna ; ma I' abate di Farfa, di cui essi erano uomini, infingendo d' esser nel campo, tutto che fusse a Bracciano, mandò loro dicendo che si dovessono partire quanto più tosto potevano, e andarlo a trovare, menandone con esso loro più soldati che potevano.
Tornati gli ambasciadori di Bologna, e riferita la loro più veramente derisione che legazione, parve all' universale d' essere, siccome era stato, aggirato, e si cominciò tra 'l popolo, il quale, e massimamente quello di Firenze, pare che sia indovino delle'cose avvenire , a mormorare della fede di Malatesta, non ostante che di que1 dr i capitani , ragunatisi tutti spontaneamente nella chiesa di San Niccolò, dopo una solenne messa avevano in presenza di lui e del signore Stefano solennemente giurato sopra il libro de' Vangeli, di dover fedelmente e con ogpi loro sforzo, mentrechè avessono vita addosso,"difender la città di Firenze. Né mancò uno il quale, non so se per beffe o da dover© t tamburò ilv^rOOQle
| |
San Gallo Dio Candoae Corso Cecco Manzo Cortona Cardone Manzo San Miniato Giramonte Mercatanzia Condotta Bernardo Buda Andrea Sarto Audrea Mario Stefano Mario Farfa Bracciano Bologna Firenze Malatesta San Niccol Stefano Vangeli Firenze OOQle
|