Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMOfurono e sempre saranno derisi e creduti , avendo promesso al viceré eli' egli fra '1 termine di quindici giorni arebbe pigliato Firenze, e' si fece imprigionare con patto che se il pronostico suo non riusciva vero, gli dovesse esser mozzo la testa : passato il tempo di più e più giorni* volendo il principe, o facendo le viste di voler che gli fusse taglialo il capo, egli come aveva .promesso vanamente, così rispose audacemente, sè aver detto il vero, perchè copi promettevano i cieli ; ma il non aver preso Firenze era restato da lui, il quale non aveva dato l'assalto, come intendevano le stelle ch'egli dovesse fare: perchè il principe, datosi a ridere, non gli fece altro male che mandamelo fuora del campo colle suona dietro.
      In questo mese di marzo non fu mai giorno che non si scaramucciasse e di qua e di là d' Arno, e il dì di carnovale se ne fecero tre grossissime (1) : una fuori della porta a San Gallo, una alla porta al Prato, e una a piè di San Lionardo fuor della porla a San Giorgio} e in tutte tre ne scapitarono i soldati fiorentini; onde molti riprendevano Malatcsta tra sè medesimi, che lasciasse uscir fuori i soldati, non veggendo a che servissono tante scaramucce, se non per trattenere il popolo, e che non si pensasse a quello che pensava egli; e massimamente che in esse morivano o erano feriti i più segnalati capitani e [soldati, come avvenne a Stefano da Fighine capitano d'incredibile ardire, ii quale fu morto d' un' archibusata nella testa, mentre avendo fatto mirabili prove se ne tornava al suo alloggiamento; e Amico da Venafro, poiché ebbe morto , con tre colpi che trasse, tre persone , fu ferito d' un archibuso nel braccio ritto, essendo uscito a scaramucciare per soccorrere i suoi, tutto arsiccio, perchè nel tirare a Giramonte una cannonata, s' appiccò fuoco a un bariglion di polvere il quale n' arse parecchi, e lui abbronzò quasi tutto.
      II primo giorno e la prima domenica di quaresima si fece la mattina una processione solennissima, e il d) una scaramuccia grossissima a San Salvi, e 6i combattè in Affrico da' cavalli del Bichi aspramente) e si mescolarono in guisa, che quattro cavalli del Bichi restarono prigioni, e uno de'nemici si ruppe nel cadere una gamba. Agli otto appunto io sul mezzo giorno scaricarono i nimici tutte 1' artiglierie verso Firenze, si pensò per la tornata del principe e del commessario da Bologna, e colsero in diversi luoghi senza far danno nessuno, fuori una solamente, la quale, battè in terra sul canto della piazza di San Giovanni , dove era un barbiere, e levò tutto il calcagno al capitano Mancino da Pesaro, il quale era di pochi giorni passato di qua, e
      ( } Intendi scaramucce.


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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