Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      42 stomi a fiorentinacorsi, Tommaso Serlini e Ruberto degli Albizzi, e altri della nazione, furono pagate tutte le cedole del consolato, e riscosse alcune paghe del re, le quali montarono in tutto dintorno a ventimila ducati, i quali in più volte si mandarono a Pisa da Luigi} ma gli ultimi portò egli stesso, c fu sostenuto con essi in Genova ; ma essendo amato straordinariamente dal principe d1 Oria, gli fu fatto largo : nè mancò chi dicesse eh' egli ( il quale tra tante virtù aveva questo vizio solo, che si dilettava sopra ogni convenevolezza del giuoco, e quasi sempre perdeva), s' era servito d' alcuna parte.
      Con quei danari si condusse a Pisa il signor Giovampagolo Orsino figliuolo del signor Renzo da Ceri, giovane di molta e chiara speranza, il quale s' era mollo cortesemente profferto in Vinegia all' oratore Gualterotto, pregando che scrivesse a' suoi signori, che in conducendo lui non guardassono a' mali portamenti dell' Abatino, perchè i suoi, sebbene era Orsino, d' un' altra fatta e di contraria maniera sarebbono, ed in somma disse che voleva andare a servire la repubblica fiorentina a ogni modo, sebbene ella nollo pagasse. E di vero pareva vergogna a chiunque faceva professione d'arme, il non trovarsi in una tanta e tal guerra o di dentro o di fuori, dove militavano tutti gli uomini più segnalati d' Italia, eccetto pochissimi per diverse cagioni, e tra questi il conte Claudio Rangone, giovane di grand' animo , ma di piccola stabilità , vano e leggiere a maraviglia, il quale i signori dieci vollero condurre, ma egli, secondochè disse a me, cui egli (1) voleva in quel tempo proprio mandare alla corte di Francia in luogo di messer Ieronimo Muzio, fu pregato dal papa che non accettasse tal condotta.
      L'ultimo giorno d' aprile vennero le novelle per una sua lettera, che il commessario Ferrucci con quelle genti che gli mandarono di Firenze agli ventitré, lasciato Empoli ad Andrea Giugni suo successore, aveva ripreso Volterra in quel modo che particolarmente, per non confondere l' ordine della Storia, in altro luogo si dirà. Nè sia chi si maravigli eh' io, quasi scrivessi diarii e non istorie, ponga spessissimo volte il giorno proprio nel quale le cose da me racconlatè fatte furono, perciocché, senzachè il così fare arreca non piccola chiarezza alla Storia, alcuni i quali hanno scritto le cose medesime , mi paiono in questo parte molte volte tanto coqfusi, quanto quasi in tutte l'altre ora troppo trascurati in ricercare la verità , ora poco fedeli in raccontarla.
      Dette e fatte queste cose dentro e fuori della città di Firenze, entrò
      (t) Nota singoiar costrutto: il primo di questi relativi riferisce Claudio fan-ficwie, il accettilo il pupa Cosi l'Aibb.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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