Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO UNDICESIMO 57
Empoli sfornito, e con minor guardia che non bisognava, come s' egli fusse stato preso per 'forza, e non per tradimento; V altra, ch'egli tirato da troppa ambizione non s' era partito di Volterra, e tornato in Empoli , come gli era stato commesso : nella qual cosa mi sovviene cbe potrebbe meritamente, chi volesse, o dolersi o ridersi della natura e condizione delle cose umane, posciaché gli uomini vogliono tutte quelle virtù in altrui pienamente, delle quali eglino non hanno bene spesso nessuna in loro, e niuno può fare nè tanto bene, che non abbia chi lo riprenda, nè sì gran male, che non trovi chi lo difenda.
Al principio di giugno terminò (l) la quarantia che a Iacopo Corsi commessario di Pisa, e a Francesco suo figliuolo, i quali erano soste-outi nella cittadella nuova, si dovesse tagliare il capo, e la cagione fu qaesta: tornando Francesco da Napoli, dove era ito per incettar sete, in sur una di tre galee del principe d'Oria, accadde ch'elleno, giunte a Livorno, passarono via a di lungo senza salutare, come è di costume, il porto; per lo che Beco Capassoni, il quale era concstabile della fortezza, credendole nemiche, fatto sparare contra loro V artiglieria, ne sfondò una ; per la qual cosa , non ostante che i Fiorentini avessouo (Bandaio persone a posta per iscusarsi con Andrea, furono fatte dopo pochi giorni, non solamente molte prede di bestie grosse in Valdiser-chio, ma eziandio rappresaglie in Genova e in Lucca e a Pictrasanta, traile quali rappresaglie furono alcuni fardcgli di Francesco, il quale per riavergli andò a Lucca e a Pietrasanta più volte; d^ quali andamenti accortosi il capitano Cattivanza degli Strozzi, scrisse a1 dieci iacaricando molto Iacopo e '1 figliuolo, che tenessero pratiche segrete eo' ribelli della città. Quesla lettera fu intrapresa da' nimici, e per consiglio, come si disse, di Giovanni Corsi, mandata a Palla Kucella; commessario per lo pontefice di Pietrasanta, il quale la mostrò a Francesco, che gli ragionava delle sue sete, e in su questa occasione gli disse : Tu vedi in qual concetto hanno te e tuo padre que saccenti ehe governano lo stato ; il tuo e 'l suo meglio sarebbe che voi v' accordaste fioanot altri, e ci deste segretamente urta porla di Pisa, il qual be-w/fcto mai dal papa sdimetuicalo non si sarebbe. Era Iacopo uomo da bene e buon popolaoo, e quando il figliuolo gli referi colali pratiche, e (li diede la lettera del Cattivanza, lo gridò, dicendogli eh' egli ot un ribaldo; nondimeno, o mosso dall'amor paterno, o accecato dal desiderio di ricuperar la seta, non solo non comunicò questo caso ttt podestà suo collega, il quale era Francesco di Simone Zali, ma diede licenza che alcune robe le quali erano in Pisa di Palla, non
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