Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO UNDICESIMO 65
crediamo ora che fusse vera. Il papa, o non si fidando del viceré , o dubitando delia fine della guerra, o piuttosto per interlenere i Fiorentini , sappiendo quanto sospettavano di Malatesta, e che avevano stabilito di venire al cimento delle forze, fece per mezzo, de1 loro ambasciadori muovere pratiche d? accordo, sì dal re di Francia e si dal doge di Vinegia, dando nome che manderebbe a Firenze il vescovo di Pistoia per fermare le condizioni. Aveva il papa mortale sdegno e immortale odio contra quasi tutti i cittadini di Firenze, parendogli che gli amici della casa 1' avessono perfidiosamente abbandonato, e i nimici ingiuriosamente oltraggiatole con tutto che fusse grandissimo simulatore, non poteva tenersi ch' alcuna voli a non isputasse alcun bottone, e trall' altre cose usava dire; lo non sono così tallivo e crudele uomo, come mi tengono i Fiorentini ; io mostrerò un dì a chi noi crede,, che anch' io amo la patria, mia, Nè si potrebbe dire quanto i felici successi del Ferruccio l'affliggevano continuamente, nè meno quegli di Lorenzo di Zanobi Carnesecchi.
Costui, essendo commcssario generale della Romagna fiorentina, fece quello in questa guerra, il ehe non pareva che fare si potesse; perciocché egli con poca gente e meno danari da pagarla, ma bene con molta industria e maggiore animosità, venne più volte alle mani colle genti del signpr Leonello da Carpi, presidente della Romagna ecclesiastica, e sempre die loro delle busse; e quando Maradi si.ribellò, egli vi porse colie: sue genti, e non,solamente, fatto impiccare alcuni dei capi principali che gli diedero nelle mani, levò l1 assedio, dalla r^cca di Castiglione, la,quale si teneva pe' Fiorentini, ma nel tornarsene, lasciatovi Filippo Parenti, il.quale travagliò molto e molto diversamente in tutto V assedio, affrontò messer Balasso di Najdo ed il capitano Cesare da Gravina, i quali andavano per soccorrerla , e gli mise in fuga con tutta la loro fanteria, e richiesto dal presidente che si dovesse tra loro far pace, rispose che, stante la guerra pubblica, non dovevano pacificarsi i privati. E perchè messer Giorgio Ridolfi priore di Capua, uomo sopra ogni credere cirimonioso, 1' aveva, posta a lui, se alcuno T ammazzasse o desse prigione, egli ebbe ardimento, non pò se per beffe o per da, dOvero j di porre la tagli* per bando pubblico a papa Clemente, a chi lo facesse prigione o ammazzasse, cosa, che io sappia o creda, non udita mai più. Per; le [quali cose il presidente., avuto dal campo Cesare da Napoli col suo colonnello, ,e tja Roma i propri cavalli della guardia del papa, loesse insieme dalle quattro alle cinquemila persone , e con sei pezzi d' artiglieria j s' accampò contorno a Castracaro, e gli diede la batteria e la battaglia più. volte; ma Lorenzo co'suoi soldati, e con parte de' terrazzani,' si difese semprev^rOOQle
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