Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO UNDICESIMO 77
      altramente deliberato da chi ne avesse l'autorità. Oltre di questo, che i crediti di coloro, di chi S' era servito Bartolo Tedaldi, i quali non fassero acconci alle tasse de' Volterrani, si finissero d'acconciare ai conti della comunità di Volterra, per iscontarc di mano in mano al tempo de' pagamenti delle tasse della comunità di sopra delta; e che quanto al governo di Volterra e suo contado e pendici, s'intendesse esser riservalo a' Volterrani H poter capitolar col papa in che modo eglino dovessero vivere. Che le chiavi delle porte della città di Volterra stessero in mano del commessario che di tempo in tempo fusse al governo di quella città. Che> tutte le persone de' Volterrani, e loro bestiami e altre robe , le quali fussero allora fuori dello stato di Firenze, fussero salve e sicure delle genti del papa e dell' imperadore. Che a tutti i Volterrani fusse lecito vendere insino in tre paghe di sale fuori dello stato fiorentino, oltre a quello fussero tenuti dare al reggimento di Firenze per quel prezzo che paresse loro, quando vendessero il sale di sopra detto. » I quali capitoli furono sottoscritti dagli amba-aciadori volterrani, da Taddeo Guiducci, da Bartolommeo Valori, e ultimamente confermati da papa Clemente per un suo breve.
      Fermati adunque i capitoli dell' accordo, il medesimo giorno de' 24-di febbraio gli ambasciadori se ne tornarono in Volterra, là dove insieme con loro andò Ruberto Acciainoli eletto, come s' era detto di sopra, commessario di Volterra, e seco erano otto cavalli e alquanti soldati; e Niccolo de' Nobili, il quale prima era capitano di Volterra, ed era dalla fortezza ritornato nella città, intesa la venuta di Ruberto di sopra detto, si ritornò in cittadella , e portp seco le chiavi delle porte della città. Le tre compagnie ancora de'soldati forestieri, le quali noi dicemmo di sopra eh' erano state ritirate dal commessario Tedaldi sotto la cittadella, gli si ritirarono dentro. L'altro giorno poi, che fu a' venticinque di febbraio, la fortezza cominciò a mostrarsi nimica della città, e tirare contro di quella certi colpi d' artiglieria. Ruberto Acciaiuoli, giunto che fu in Volterra, per farsi i Volterrani gmici, volle che le chiavi delle porte della città, le quali s' erano rifatte di nuovo, stessero in mano de' priori, ancoraché secondo il tenore de' capitoli, le dovessero stare in mano sua, e attendeva quanto egli poteva e sapeva il più a concitare gli animi de' Volterrani contro della cittadella, e a questo usava per struménti Agnol Capponi, Giovanni de' Rossi, Giuliano Salviati e Lionardo Buondelmonti fuorusciti fiorentini. Perché i Volterrani mandarono a chiedere aiuto al signore Alessandro Vitelli, il quale dopo la.ribellione di Volterra era venuto colle sue genti verso T Aiatico, e mandarono per lo contado volterrano a far fanteria , e nella città diedero danari a circa trenta soldati, de' quali fu fatto ca-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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