Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
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egli a' più intrinsichi e seguaci diceva ) gliele imboccava l' amico suo , ed anco egli era creduto, non ostante che , oppugnandolo i frati di San Marco continuamente, aveva assai di credito, e non poco di riputazione perduto.
Stava in questo tempo Malatesta molto perplesso e in grandissimo travaglio di mente, perciocché egli aveva pensato sempre , che i Fiorentini veggendosi abbandonali per ogni verso di tutti gli aiuti e divini e umani, e condotti in tante miserie e tali calamità, ehe non avevano, oltre la peste, né da mangiare, nè da pagare i soldati," se non per brevissimo spazio , si dovessero rimettere in lui, e pregarlo che per la salvezza loro tentasse di fare alcuno accordo , quale si potesse il migliore, e cosi che non solo il papa, ma ancora i Fiorentini gli aves-sono ad avere obbligazione: ma ora conoscendo questo suo disegno esser vano, per la deliberazione ch'aveva fatto la pratica del volere che si combattesse a ogni modo, andava mulinando tra se, come potesse fare a ottener per forza o con inganno quello eh' egli non aveva nè con ispaventi nè per conforti ottener potuto ; e volendo fare il tradimento, ma non già esser tenuto traditore, si risolvette alla fine in questa maniera: Egli, essendo sicuro del signore Stefano (il quale solo arebbe potuto impedirlo, ma o per vendicarsi di lui, o per mostrare a' Fiorentini 1' error loro, o piuttosto per l' una cosa e per 1' altra , non solo non volle farlo , ma 1' andò sempre secondando in tutte le cose ), commise a un suo capitano da Perugia chiamato, perchè aveva gli occhi biechi e guardava a traverso , Cencio Guercio, di cui egli in simili affari confidava molto, quanto voleva eh' egli facesse. Era Cencio amico del signor Pirro, ed il signor Pirro era di que' di tornato da Roma, dove era ito per favellare al papa, il quale riconciliatosi seco, anzi ricevutolo in grazia, comechè prima 1' odiasse mortalissimamente, gli apri, conferendogli di molli segreti, tutta la mente e intenzion sua circa i casi della guerra di Firenze. Fece adunque Cencio intendere al signor Pirro per alcuni de' suoi soldati, che gli piacesse di venire a parlargli, perchè aveva da conferire con sua signoria cose di grandissima importanza. 11 signor Pirro con licenza de, principe v' andò, e intese come Malatesta desiderava eh' egli' a suo nome trattasse col principe che sua, eccellenza mandasse un uomo in Firenze, il quale nel consiglio maggiore tulle quelle cose sponesse che da lui dette e ordinate gli sarebbono.
Il principe udito quella domanda, fece venire a se Cencio, ed inteso da lui il medesimo, pensando che quesla fosse una mossa de' Fiorentini, che non potessono più sostenersi, rispose che lo manderebbe volentieri ogni volta che fusse sicuro che i Medici si dovessero rimettere in Fi-
Varchi. Voi. IL
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