Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro undicesimo- 127
      commessario della repubblica era diventato consigliere di Malatesta., e Tommaso Soderini come pusillaniino lasciava passare di molte cose, infingendosi di non vederle, e Antonio Giugni in tanta tempesta andava navigando per perduto; si ragunò il giorno di poi il consiglio degli ottanta colla pratica, e disfecero con un partito solo tutti e quattro i commessari, ma Andreuolo fu rifatto, e in luogo degli altri tre crearono Luigi Soderini, Francesco di Bartolo Zati e Francesco Carducci.
      Malatesta, il quale non dormiva, veduto Zanobi casso, non potette tenersi, ancoraché fusse anzi musorno(l) che no, di non dolersene; e, conosciuto che i Fiorentini erano fermati di venire al cimento dell'arme, mandò il giorno medesimo Cencio e un segretario del signore Stefano al signor don Ferrante, il quale dopo la morte del principe, era per la sua virtù rimaso , eziandio con volontà de'capitani, nel luogo di lui, e tanto più che in quel tempo il marchese del Guasto si trovava malato in Napoli, dove era ito per condurre semih fanti nell' Ungheria a Ferdinando fratello dell' imperadore, de' quali avevn accettato il titolo di capitano generale più che per altro per partirsi dal campo, conciossiacosaché egli con don Ferrante molto non s'inten • desse. 11 qual don Ferrante avendo i due messaggieri di Malatesta udito, mandò per Baccio Valori, e formarono una bozza di capitoli, nella quale mostrava che la città avesse a rimanere libera, ancoraché il papa vi ritornasse, e che lo imperadore fra lo spazio di quattro mesi dovesse regolare e riordinare il governo, nè però vollero con-chiudere cosa nessuna, aspettando la risposta e 'I consentimento di Clemente. Malatesta mandò Cencio a confortare la signoria che non dubitasse nè facesse difficoltà di accettare il partito di rimettere i Medici, perchè opererebbe sì, che la condizione di conservare la libertà sarebbe osservata. Ma fu Cencio tanto arrogante , e usò parole così superbe e insolenti, che i signori ebbero voglia di fargli mettere le mani addosso e castigarlo, la qual pena egli indugiò bene, come avviene molte volte, ma nolla scampò, perciocché per questa cagione più che per altra fu poi per comandamento d' Ippolito cardinale de' Medici fatto morire e tagliare in pezzi. I signori fatto lor consiglio, e non volendo starsene alle parole e promesse di Malatesta, tardi avvedutisi dell'erro r loro, come pare ch'egli avvenga quasi sempre, gli mandarono dieendo che la pratica per ispratieare oggimai questa tantv volle proposta e determinala consulta, aveva di nuovo per ultima
      (i) Dal verbo musare, che la Crusca spiega così; st,are oziosamente a guisa di stupidi, tratta forse la metafora dall'atto che fanno le bestie, quando per difetto di passione, o per stanchezza , o per massaria o altra cagione si stanno stupidamente col muso levato.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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