Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro undicesimo 441
      Io trovo che in quest' assedio, de' soldati di fuora furono uccisi dintorno a quattordicimila, e tra essi dugento capitani, e di quegli di dentro presso a ottomila , e tra essi ottanta capitani, senza la gente bassa e i coutadini dell' un sesso e dell' altro, i quali in Firenze e nel suo distretto morirono in numero innumerabile di fame, di ferro, di peste e di stento. Non è già possibile di raccontare l'infinito danno, oltra gì' infiniti disagi, che soffersero per tutto il dominio fiorentino, cosi i poveri all' avvenante, come i ricchi, e tanto gli uomini quanto le femmine ; perchè, lasciando stare quanto rovinarono i Fiorentini propri, e quanto spesero per conto di questa guerra , il che fu un tesoro inestimabile, egli non fu nè città, nè castello, nè borgo , o villaggio nessuno, nè cosi grande, nè cosi piccolo e povero, il quale non fusse, e bene spesso più volte , o saccheggiato o in altri diversi modi crudelissimamente dannificato, e a nessuna casa, non che palagio , rimasero o usci o finestre, portandosene via ora i nimici , e quando gli amici, non che altro gli arpioni e le campanelle confitte ne' muri, come infino a questo di presente in moltissimi luoghi si può vedere.
      Agli quattordici del mese spedi il papa messer Bernardino Coccio al signor Malatesta, perchè egli I' informasse a bocca di tutto quello che sua santità voleva eh' egli facesse, con un breve di credenza, nel quale scriveva d'avere inteso da messer Domenico Centurioni suo cameriere , e prima da moltissimi altri, con quant' amore e affezione egli fusse proceduto e procedesse tuttavia nella conservazione della città di Firenze sua patria, e a benefizio delle cose di sua beatitudine, del qua! benefizio non esser mai per iscordarsi, come gli referirà più a pieno messer Bernardino suddetto. E pochi giorni appresso gli mandò messer Martino Agrippa con un altro breve, col quale rispondendo ad una sua lettera, lo confortava a dar fine, pari al principio, alla bisogna incominciata. Questa lettera portò a Clemente il signor Galeazzo Bagliori , mandato da Malatesta, perchè il papa e ratificasse e confermasse tutte quelle cose che prima a Perugia, e poi dal vescovo di Faenza, e ultimamente dal principe d' Orange gli erano state promesse per nome di sua beatitudine, le quali erano tali e tante, che '1 papa ebbe a dire queste parole : Se Malatesta w' avesse avuto le mani ne' capegli, anzi in una botte racchiuso, e datomi pel cocchiume a mangiare, già non m' arebbe egli chiesto più cose, nè maggiori. E per verificare il proverbio tanto più vero quanto più vulgato, che i tradimenti piacciono, ma non i traditori, non volle osservargli se non quello che bene gli tornò, perchè gli perdonò bene tutte le scelleratezze fatte da lui e da tutti i suoi, eh' egli fra lo spazio d' un mese nominasse, e restituì lui e loro all' onore, levando a tutti la macchiacxxxix^rOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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