Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
170 ^ STORIA FIORENTINAche par degno di considerazione è che di una città cosi esausta e munta per sì gran tempo, si cavarono in pochi giorni dalle borse dei cittadini tanti danari, che colla metà meno si sarebbe, se si fusse fatto un ultimo sforzo, potuto vincere la guerra. Ma quando i danni sono certi o particolari, e I' utilità o incerte o comuni, rare volte hanne gli uomini tanto antivedere , che eglino o sappiano o vogliono altro partito o compenso prendere che il differire ; e 1' indugio prolunga bene per lo più, ma non già toglie i mali soprastanti, anzi bene spesso gli affretta.
Il giorno che la balia disfece gli otto, fu mandato un bando per parte di lei, che nessuno da' quattordici anni in su, o cittadino o contadino che egli fusse, non potesse sotto pena del capo e confisca-zione di tutti i suoi beni, nè andare fuori coli' armi dalle due ore in là, nè uscire delle porte, le qitali ancora per questo effetto si guardavano non solo da' soldati, i quali o per amicizia o per danari avrebbono chiuso gli occhi e fatto le viste di non vedere, ma ancora da'famigli degli otto e da1 birri del bargello diligentissimamente; la qual cosa fu cagione che molti, non polendo fuggirsi, capitarono male, e tra questi fra Benedetto Foiano, il quale sappiendo che Malatesta faceva ogn' opera d' aver lui e fra Zaccaria nelle mani,/ si fidò; non potendo far di meno, d' alcuni de'suoi frati, e convenne con un soldato perugino, il quale, ricevuto per prezzo certi danari, gli promise che manderebbe fuori di Firenze, come sue robe, alcuni forzieri del Foiano ; ma egli accordatosi con frat' Alessio Strozzi, il quale sapeva e aveva scoperta questa pratica, si tolse per sè quelle robe, e lui condusse con inganno e con forza al signor Malatesta, il quale lo mandò con grandissima diligenza a Roma, e Clemente comandò che fusse messo in una buia e disagiosa prigione in caste! Sant' Agnolo, dove, ancoraché il castellano, il quale era messer Guido de' Medici vescovo di Civita, avendone compassione I' accarezzàsse da prima, e s' ingegnasse di mitigare T iracondia del papa, nondimeno dopo più e più mesi stando in ultima inopia di tutte le cose necessarie, ed essendoli ogni giorno per commissione di Clemente stremato quel poco di pane e di acqua che gli eran conceduti, non meno di sporcizia e di disagio che di fame e di sete miserabilissimamente morì; nè gli giovò eh' egli aveva umilmente fatto sentire al papa , lui essere uomo per dovere, quando a sua santità fusse piaciuto di tenerlo in vita, comporre un' o-pera, nella quale mediante i luoghi della scrittura divina confuterebbe manifestamente tutte I' eresie luterane; e, per vero dire, egli fu degno o di maggiore e miglior fortuna, o di minor dottrina ed eloquenza.
Fra Zaccheria non sappiendo in che modo scamparsi dalla diligenzav^ooQle
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