Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
158 STORIA FIORENTINAduo giorni partiranno , avvegnaché il calumino loro sarò molto lungo r dannoso in questo territorio, e di qui a pochi giorni si soddisferà anco agl'Italiani; e parmiche'l Mussettola si sia risoluto che due giorni dopo partilo l'esercito, eh'io ancora colle mie genti debba volare la città, al quale ho detto che ogni volta che Bartolommco Valori, -il quale repre-senla qui la persona di vostra beatitudine, me lo comanderà in nome di quella, che io immediale ubbidirò, che in vero non mi trovo al mondo con maggior desiderio che andare alla palria mia con buona contentezza di vostra santità, e recuperare ciò che m' è stato occupato da mie'avversari conlra la voglia di vostra beatitudine, e di poi attendere a risanarmi {se Dio me Io concederà) per poterla meglio servire, e far mio debito fin alla fine di quest' opera. Ho fatto intendere al prefato signor commessario, che avverlisca vostra beatitudine, e per maggior corroborazione ho voluto mandare a quella il presente corriero a posta per significarle quello slesso che al prefalo signor commessario ho detto, c questo è che se dopo la partita mia occorrerà sinistro, danno o rovina della città, che non sia attribuita poi là colpa a me, ovvero al mio aver poco veduto, perchè ogni volta chela terra sia disarmata, essendosi così poco allontanati gli Spagnuoli, essendo di quell1 avidità del sacco che sono, e di poca obbedienza a' lor capitani, e di manco fede, potriano inaspettatamente ritornare a dietro, e trovando la ciltà fuora degli ordini suoi, e stenuata di tutte le cose, potriano far progressi di cattiva qualità. E di più ci è da considerare che avendo gl'Italiani a essere gli ultimi pagali, e bisognando per ciò fargli scorrere qualche giorno, trovandosi soli, che non volessino poi di quelle cose che non sono oneste. E anco da pensare che le genti di Maramaldo, le quali sono la rovina de' paesi onde passano, non venisse lor voglia di venire alla città e mettersi insieme con quegli altri Italiani che hanno da soprastarc per il pagamento, chè quando ciò seguisse, la città ritornerebbe ne'medesimi pericoli eh' ella è slata e ancora si ritrova. Ho voluto tutte queste cose, dopo averle significate, come ho detto, al signor commessario, fare anch' io intendere a vostra beatitudine , la quale se altramente non mi proibirà, ad ogni comandamento d'esso commessario sono parato a partire con assai allegrezza di me e di tutti i miei, per uscire dello stento, nel quale tanti mesi fa s'è penato. Mi duole solamente di due cose, l'una di non lasciare la ciltà del tutto libera d' ogni pericolo, 1' altra di non trovarmi a consegnarla nelle mani degl'illustrissimi nipoti di vostra beatitudine. Pure a me piacerà quel tanto che piacerà a quella, e non mi darà molestia la presonzione d' alcuni, che per la specialità loro vogliono detrarre alla fede altrui, la quale l'opere mie hanno dimostrato in lutti i tempi; ma perchè tali persone non hanno grado eh' ab-
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