Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO DODICESIMO 489
non si diminuisse troppo ; pure che se ne rimetterebbe al giudizio e alla volontà di sua maestà, la quale era prudentissima, solo che si dovesse celebrare in Italia e alla presenza di lui : poi soggiugneva cose , le quali erano se non impossibili, tanto difficultose, che mostravano la poca voglia che aveva di farlo , anzi il molto desiderio che aveva di non farlo. Perchè voleva che i Protestanti s'obbligassono di dovere stare alla determinazione dèi concilio futuro , e che in quel mezzo vivessono cattolicamente come Cristiani, e riraettessono la santa Sede Apostolica nella possessione dell' ubbidienza di prima , e altre cosi fatte cose, le quali i Luterani, i quali avevano maggior voglia di mostrare di volere avere il concilio, che d'averlo, mai acconsentite non arebbono: anzi si credeva dagli uomini prudenti, che essi chiedessono il concilio, solo perchè sapevano che il papa mai, per le cagioni sopraddette , schiettamente non lo concederebbe.
Egli non si potrebbe nè dire nè credere quanto l'imperadore e Ferdinando suo fratello, qualunque causa a ciò fare gli movesse, in tutti i modi, e pubblicamente e privatamente , ora colle buone e quando colle cattive, si sforzassero con ogni ingegno, e s'ingegnassero con tutte le forze di ridurre i Protestanti in concordia co' Cattolici e cogli ecclesiastici, e rimovendoli dalle loro scandalose opinioni, riconcigliarli colla Chiesa romana, promettendo lo imperadore, che opererebbe col papa di tal maniera , che sua Santità intimerebbe ii concilio libero e legittimo fra sei mesi, e in termine ad un anno al più lungo lo comincierebbe ; la qual promessa era ( come s' è detto ) ali1 orecchie e al cuore di Clemente una ferità raortalissima. Ma i Protestanti, de' quali erano capi Giovan-federigo duca di Sassonia, uno degli elettori , e Filippo langravio d'Es-sen, nimici capitali in pubblico e in privato di Carlo e di Ferdinando, e di tutta la casa d' Austria, s' opponevano e in palese e in segreto a tutti i disegni e i desideri loro ; e fra Martino, il quale per ordine del sàssone elettore s'era accostato ad Augusta, andava spargendo e colla voce e con gli scritti per tutte le città circonvicine, il pontificato di Roma non esser altroché il regno di Anticristo e di Satanasso, dove non non solo s' osservava uè fede nè religione, ma si faceva contra ogni religione e contra ogni fede : dove ogni di , anzi ogn' ora si spedivano motipropri e ■uove leggi contra i canoni vecchi, e fuori d' ogni equità e giustizia : dove i figliuoli e nipoti, e altri parenti e amici de' papi, quasi fussono sciolti da tutte le leggi divine e umane mettevano il papato a saccomanno, togliendo indifferentemente così V onore come la roba a chiunque metteva loro bene, non avendo riguardo nessuno a Dio nè agli uomini : dove non s'attendeva ad altro che a sforzare con inganni, o ingannate colle forze la credulità de' poveri popoli cristiani, ora- coli' autorità dellev^ooQle
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