Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
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legrezza e festa di tutti i suoi popoli, attendeva a far riformare la città, e a far rivedere i conti a'tesorieri: onde molti de'ministri i quali avevano frodolentemente maneggiato i danari regii furono severissimamente , ma giustissimamente puniti. La qual cosa come gli arrecò utilità non piccola, cosi gli apportò grandissima gloria Pa* ver egli introdotto con maravigliosa liberalità e diligenza nel suo re* gno, oltra le buone lettere, cosi greche come latine, le matematiche e tutte l'altre scienze, conducendo di tutti i luoghi con gros-sissimi salari tutti coloro i quali avevano nome d' essere o dotti o eloquenti; il qual esempio fu a tanti, ed è ancora oggi di tanto bene cagione, per gli uomini graftdi che ne sono usciti e n' escono tutto il giorno in tutte le facoltà, ebe non solo i letterati , ma le lettere gli do-verranno restare, per mio avviso, perpetuamente obbligale, e tanto più che egli, il quale scriveva leggiadramente jn versi non pure francesca-meste, ma toscanamente, fu cagione che la lingua franzese molto si ripulisse e ringentilisse da quello che era, ed era tuttavia non meno pulita e gentile che breve ed arguta, e che la toscana in luogo d'esservi dispregiata, come prima, vi fosse in non poco pregio e onore; e nondimeno non mancò chi secondo la sentenza di Catone, il quale scacciò i filosofi d'Italia, lo biasimasse e riprendesse, dicendo, che i popoli della Frangia erano divenuti molli ed effcmminati pur troppo.
Era questo re di tanta capacità e velocità d'ingegno, che in quel tempo medesimo nel quale ordinava e faceva eseguire tutte queste cose, ancoraché non tralasciasse i piaceri né della caccia nè de' balli nè degli amori, ne' quali era più tosto profondato che immerso , dava luogo nel suo cuore a pensieri gravissimi, perciocché lo sdegno e I' e-mutazione ch'egli aveva, olirà ogni credere , con Carlo V, benché lo dissimulasse, nollo lasciava dormire in pace, e troppo bène si cono-nosceva che, parendoli aver malfatto, aspettava tempo e occasione di rompere là pace; la quale gli porgeva nascosamente Enrigo re d'Inghilterra, sdegnato collo imperadore perchè egli, difendendo la giustissima esosa della zia, impediva in tutti que'modi che poteva , il divorzio; e di consentimento del medesimo re teneva pratiche continue non solamente nella Germania cogli stali e principi, parte nemici e parte sospetti a Cesare, ma ancora in Roma con papa Clemente , facendogli intonare da' suoi oratori che congiugnerebbe madama Caterina sua nipote a Enrico suo secondogenito per matrimonio ; e di più aveva incominciarlo ( tanto può la speranza d' acquistare l'altrui, od il timore di non perdere il sao ) a muover pratiche per mezzo de' suoi messaggieri col Gran Turco, per infiammarlo ad assaltare di nuovo 1' Ungheria , e soggiogarsi la Germania ; alle quali pratiche volentieri prestava l'orecchie il Gran Signore,
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