Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO DODICESIMO
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pagni che per servidori, ed era da loro ( cosa che rare volte suole avvenire) non meno stimato e ternato che amato e riverito. Vera cosa è ch'egli era di natura leggiere e incostante, e faceva molte cose più per una cotale vanagloria e per ambizione ( per non dire saccenteria) e mosso, da altri, che per proprio giudizio o da altra cagione grave e commendabile; e, per dire il lutto brevemente, potevanp più spesse volte in lui i beni del corpo e della fortuna che quegli dell' animo, e quando papa Clemente, o l'ammoniva egli da sè, o Io faceva avvertire da altri, Ippolito , quasi non se ne curasse , o non potesse far altro, alzava il capo e faceva spallucce. Fra il cardinale e 'I duca era rancore vecchio e segreta ruggine, perchè tra loro , oltra le solile emulazioni e discordie di così fatti fratelli, erano corse infino quando erano fanciulli piccoli, non solo di male parole, ma di cattivissimi fatti, infino al darsi delle busse, e sebbene in apparenza s' ingegnavano di mostrare d' essere amici, nondimeno il papa , che sapeva il vero, se n' affliggeva e contristava continovamentc soprammodo; e per tener fermo Ippolito, dal quale era meno ubbidito, gli ordinò, secondando più la larghezza di lui, che la strettezza sua , una grossissima provvisione, la quale gli fece sempre pagare, infino a taaio che morto del mese di giugno V anno che venne il cardinal Colonna viceré di Napoli, gli conferi la cancelleria e l'arcivescovado di Monreale con altri uffici e beneficii di grandissime entrate^; nè a ogni modo potette fermarlo; perchè egli aspirando a grandezza temporale, e avendo vollo I' animo più alle cose della guerra che a quelle della Chiesa , e quasi noti sapendo egli quello che si volesse , mai non si contentò ; in modo tale che dopo la vita di Clemente, messo su da Filippo Strozzi, e accordatosi co'fuorusciti fiorentini, fu cagione di nuove divisioni e garbugli, e alla fine della morte sua e di quella d'altrui.
Nè voglio lasciar di dire ch'egli essendo legato di Perugia, intuito quello che poteva e sapeva contrariava al signor Malatesta e alla sua parte; favorendo il signor Braccio e gli altri nimici suoi quanto disfavoriva Malatesta , al quale, quando si doleva col papa di queste co^e, Clemente gli rispondeva che non era atto a por freno e fare stare a segno un cervello eteroclito e così balzano, come era quello del cardinale. 11 perchè stando Malatesta in continuo sospetto e timore de'casi suoi, quando sentì il movimento del cardinale, che si doveva far gente, dubitò che sotto non vi fosse materia, e temendo di sè, cominciò a prepararsi frettolosamente alla difesa , e ne fece scrivere in un tratto con grandissima celerità a Roma e a Firenze ; la qual cosa non giovò punto all' intendimento del cardinale ; per lo che postoli maggior odio , lo tenne sempre in pensieri e travagliato tanto, ch'egli infastidilo dall' importunità e insolenza de' Perugini, i quali mai Io lasciavano ripo-
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