Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO TREDICESIMOCreato il duca Alessandro nel modo che s'è detto signore assoluto di Firenze, era in tutto 1' universale una tacila mestizia e scontentezza. La plebe e la maggior parte del popolo minuto e degli artigiani, i quali vivono delle braccia, perchè non si lavorando non si guadagnava, ed essendo tutte le grasce carissime, stavano incredibilmente tristi e dolenti tutti. I cittadini popolani veggendosi sbattuti, e avendo chi il padre , chi il figliuolo e chi il fratello, o confinati o sbanditi, e dubitando ognora di nuovi accatti e balzegli, non ardivano scoprirsi, e non che far faccende e aprire traffichi nuovi, serravano gii aperti, e si ritiravano nelle ville o per le chiese, parte essendo e parte infìngendo d' essere non che poveri, meschini. I Palleschi, conosciuto, ma fuor di tempo , come avviene le più volte, quanto si fossero ingannati, guardavano in viso 1' un l'altro senza far motto-; perciocché s' erano persuasi di dover essere piuttosto compagni che servi, e che Alessandro, bastandogli il titolo di duca, dovesse, riconoscendo così fatta superiorità da loro, lasciargli trescare a lor modo, e non ricercare, come si dice per proverbio, cinque piè al montone. Ma egli contuttoché non passasse ventidue anni, essendo desto e perspicace di sua natura, instrutto da papa Clemente, e consigliato dall'arcivescovo di Capova, uomo sagacissimo, aveva l'occhio e poneva mente a ogni cosa, e voleva che tutte si riferissino a lui solo. Dispiaceva ancora universalmente il vedere che non il palazzo pubblico dei signori, ma la casa de'Medici sola si frequentasse e fosse a tutte V ore piena di cittadini : dava terrore a tutto' 1 popolo la guardia (cosa non usitata di vedersi a Firenze) che menava seco continuamente il duca , con una maniera nuova d'arme in aste, le quali avevano in cima due braccia di largo e taglientissimo ferro ; e s'avvertiva medesimamente, che avendo Baccio Valori, mentre era commessario del campo,
Varchi. Fot. 11.
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