Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO TREDICESIMO 21 3
sicalo e appetente la.gloria , ma borioso, teslereccio e superbo fuor di misura. Aveva gran parte della gioventù fiorentina tanto non pure affezionata , ma partigiana, ch'ella gli arebbe non solo portalo acqua per gli orecchi, nia messasi a qualunche sua richiesta a ogni rischio e ripen-taglio. Vincenzio tuttoché fosse di cervello capriccioso e mollo fantastico, e messer Lione, il quale era priore di Capova, e Ruberto suoi fralegli, quasi non conoscessino altro Dio, l1 adoravano. Non poieva Piero nè sdimenticorsi né sgozzare ch'egli sotto le promesse fatte da Clemente più volle al padre di doverlo far cardinale, s'era vestito da prele, e andato fuora per Firenze in abito di sacerdote; ed in somma essendo nato di madonna Clarice de' Medici legittimamente, e avendo tante parli, quante aveva egli, gli pareva dovere d'andare almeno di pari con Alessandro illegittimamente nato, ed in tulto quel che poteva, andava competendo, e massimamente ne'casi d'amore, se non alia scoperta, tacitamente con lui: le quali cose, sebbene le dissimulava, erano al duca di grandissima noia, nè allro aspettava per farlo tornare a segno e stare a stecchetto, che una qualche occasione o cagione di patere con qualche colore, se non ragionevole, apparente, abbassarlo e tenerlo sotto; la quale cagione e occasione (come i mali vengono prestamente sempre ) non penò mollo a farsegli innanzi , come poco appresso si vedrà.
A mezzo il mese d1 agosto passò per Firenze il signor don Pietro di Toledo marchese di Villafranca , il quale andava , dopo la morte del cardinal Colonua suo antecessore, viceré di Napoli ; e perchè egli era uomo d' altissimo lignaggio e di grande affare, e di molta autorità appresso l' imperadore, fu onoratissimamente incontrato, e con gran dimostrazione di benevolenza ricevuto e accarezzato.
Di questo medesimo mese pigliò papa Clemente e sottomise alla Sedia Apostolica la città d'Ancona con questo inganno : egli per lettere e per ambasciate confortò e fece confortare coloro i quali avevano in mano il governo della città , che dovessono rispetto all' armata de' Turchi fortificare la terra, ed eglino per tali persuasioni, pensando che sua santità si muovesse a buon fine, fecero edificare un fortissimo bastione, il quale signoreggiava tutta la città ; il che fallo, Clemente mandò loro significando con gran fretta, che aveva avviso certissimo che l'armata turchesca era in ordine per doversi indirizzare a quella volta , e sotlo questo prelesto vi mandò per loro difesa il signor Luigi Gonzaga, chiamato Rodomonte, con trecento buoni fanti, il quale impadronitosi del bastione mise una notte, secondochè aveva ordine di dover fare , alcuni capitani e soldati dentro nascosamente, e la mattina dipoi fatto pigliare i governatori e alcuni altri cittadini, s'insignorì delia città senzachè
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