Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO TUEDICESIMO
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      de'Turchi , era a'sei giorni arrivato a Mantova. Quando l'imperadore s' appressava , i fuoruscili fiorentini, eh' erano sparsi in Pesaro , Mo-dana, Vinegia e per altri luoghi dello stato d' Urbino, di Vincgia e di Ferrara, cominciarono tra loro a pensare se per mezzo di Cesare si fosse potuto, quando si giugneva a Mantova, travagliare in qualche modo lo slato di Firenze ; e così ragionaron tra loro, che quando egli fosse arrivato a Mantova, di mandargli ambasdadori inesser Galeotto Giugni e Francesco Corsini, o Lorenzo Camesecchi , i quali per mezzo di don Ferrante Gonzaga richiedessero a Cesare che facesse osservare a i Fiorentini quei capitoli dell' accordo , che $' eran falli con don Ferrante disopra detto l'anno 1530, quando egli era luogotenente dell'imperadore nel!' esercito cesareo, molti de'quali non erano loro stati osservati. Promessero i predetti fuoruscili d'andare tutti e tre, o due di loro almeno, a Mantova in nome di tutti gli altri fuoruscili, e di richiedere allo imperadore l'osservanza de' capitoli di sopra detti, e per poter far questo più agevolmente, dissero di voler portare con loro i capitoli dell'accordo. Molti di que' fuoruscili ch'erano in Vincgia, e lutti quegli eh1 erano in Modana contraddissero questa pratica quant' ei potettero il più, dicendo che da quest' ambasceria non si caverebbe che il fare insospettire, e forse anche sdegnare il re di Francia, il quale per mezzo di Luigi Alamanni prometteva cose grandi in benefizio della libertà de' Fiorentini, e che Cesare era sforzalo per le forze le quali il papa aveva allora in Italia , essendosi insignorito dello slato di Firenze, ad avergli tanto rispetlo, acciocché egli con quelle forze non si gettasse del tutto dalla parte de'Franzesi, eli'ei non era mai per voler rinnovare cos'alcuna conlra '1 pontefice: sicché questa pratica non ebbe effetto alcuno.
      Ma ben si tennero in questo tempo medesimo certe altre pratiche per travagliare Io stalo ul duca Alessandro e a papa Clemente ancora , e queste furono eh'ei si ritrovava tra'fuoruscili fiorentini un certo Aretino, che si chiamava Francesco Aldobrandini, ma da tutti gii altri detto il conte Rosso, perciocché egli era di pel rosso; e i suoi antichi erano slati già conti di Bevignano, ch'è un castelletto del contado d'Arezzo, e aveva avuto per l'assedio di Firenze in Arezzo e in Pistoia autorità grandissima , di maniera che egli aveva cerco a suo potere di far volgere quelle due pitta alla devozione del principe d' Orange capitano generale dell'esercito cesareo, il quale era allora sopra Firenze, e, per quel che si potette in quel tempo conghielturare , e secondochc ancora si disse pubblicamente, cercava d' acquistare lo stalo di Firenze per sè, e non per papa Clemente ; questo conte Rosso adunque prometteva a' fuoruscili di far ribellare Arezzo dal duca : tanti amici e partigiani


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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