Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
220 STORIA FIORENTINAdiceva d'aver in quella città: benché nello scrivere, ancoraché in cifera, e nel maneggiare questo trattato, ei si dicesse di voler fare ribellare dal duca Pistoia, e non Arezzo. £ransi oltre a ciò partiti di Bologna per Podio eh'e' portavano al Guicciardino, allora vicelegalo di Bologna per papa Clemente, messer Galeazzo Castelli, il conte Girolamo de'Peppoli e messer Bernardino Mariscotii, ed erasi l'un di loro ritiralo in Padova e gli altri duoi in Modana , e di già s'erano per procaccio di Giovamba-tista Busini fuoruscito fiorentino, a cui per soprannome si diceva Gano, riconciliati insieme, e di poi avevan comincialo à ragionare l'un col-1' altro d' entrare una notte in Bologna segretamente, e uccidere messer Francesco Guicciardini di sopra detto, e far qualche tumulto in quella città, e cosi travagliare in quella maniera lo stato del papa. Di tutte queste pratiche niuna se ne condusse al fine ; la prima , perciocché ella fu contraddetta quasi da tutti i fuoruscili ; la terza , perciocché né messer Galeazzo Castegli, né messer Bernardin Mariscotti non si vollono fidare del conte Rosso, il quale doveva guidare quell'impresa ; e la seconda insieme coli' altre due ancora non ebbe effetto per il mancamento de'danari.
Queste cosi fatte pratiche, e certe altre somiglianti a queste, che i fuorusciti e i confinati fuor del dominio fiorentino avevano tenute insieme, essendo stale intese da papa Clemente, furon cagione eli' egli si crucciò fieramente con loro; onde ei fece di poi confinar di nuovo per altri tre anni, e in molto strani e pestilenziosi luoghi, che non erano quegli dóv'egli erano stati confinali la prima volta, la maggior parte di quegli ch'erano stati confinati V anno \ 550, e fece oltre a ciò corrompere un certo prete Vincenzio di Lucca, che andava in compagnia del conte Rosso, e aveva le spese da lui, e mangiava alla lavola sua , acciocché egli lo conducesse in sullo stato della Chiesa , e quivi per valore d' una patente ch'egli gli aveva fatta fare e eh' ei portava sempre nascosamente seco, io facesse pigliare. Era il misero conte imbarcatosi a Ravenna , e di già s' era uscito del porto per andare per mare alla corte dell1 imperadore, ma la fortuna del mare lo ributtò indietro, ond'egli smontò in terra, per andare alla corte di sopra detta per terra ; ma quel prete Vincenzio, innanziché egli si potesse partire di Ravenna , se n' andò al presidente, e mostrò la patente eh' egli aveva , perchè il conte fu preso e menato in prigione nella rócca di Farli, e quindi dopo non molti mesi fu condotto a Firenze, laddove egli fu una mattina dinanzi alla porta del bargello impiccato per la gola.
Andò a incontrare sua maestà il duca Alessandro a Mantova , e parli di Firenze a1 ventidue giorni di novembre, essendo stato fatto innanzi, cioè agli olio di del mese di sopra detto, dal consiglio de' quarantotto
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