Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO TREDICESIMO 225
      messo, innanzichè i figliuoli uscissero di prigione, mandò de* suoi ministri alle botteghe a intendere che danno era stato fatto loro, dal pallone , e soddisfargli chetamente acciocché egli non avessono a ire a dolersi; ed ebbevi di quegli i quali ancoraché avessono ricevuto danno c non poco, dissero a i mandati di Filippo, che non avevano patito danno alcuno, e che non volevan nulla, tant' era il rispetto che s' aveva da ognuno allora a Filippo e a'figliuoli. Questa esecuzione fatta contra questi giovani , siccome ella riempiè gli animi loro di sdegno e d'odio, e fece lor conoscere, ma tardi, il giogo eh' ei s' erano da loro stessi messi sul collo, così piacque tanto al papa, ch'egli disse pubblicamente; Vedi che questa volta il duca ha saputo far da sè senzachè l' arcivescovo di Capua gl' insegni.
      Quelli sei uomini, i quali io dissi di sopra eh' erano stati diputali dal papa e da Cesare a trattare delle condizioni della nuova lega tra questi due principi, conchiusero finalmente , e pubblicarono in Bologna il giorno di san Mattio dell' anno 1552 un accordo, al quale si trovarono presenti gli ambasciadori di tutti i potentati d'Italia, chiamativi dal papa e da Cesare, dall' ambasciador de' Veneziani in fuori, i quali dissero di non voler entrare in nuova lega , nè obbligarsi ad altro che a quello ch'eglino erano obbligati per virtù dell'accordo fatto coll'im-peradore l' anno 4550 : di che pesare si turbò fieramente. Le condizioni della léga furono che in essa si comprendessero il papa, lo impera-dore, il re de'Romani suo fratello, e tutti i potentati d'Italia, da i Viniziani in fuori, i quali, come di sopra s'è detto, non vi vollero entrare ; nè anche i Fiorentini vi furon dentro compresi nominatamente per non guastare le faccende loro, ed i traffichi eh' eglino facevano nel regno di Francia ; ma essendo il duca Alessandro principe della città e procuratore di quella , nipote del papa, ed egli cittadino fiorentino, perciò col consentimento di tutti gli altri confederati, trattò in nom« loro delle condizioni colle quali i Fiorentini dovevano entrare nella lega, e volle ch'eglino fossero riputali una medesima cosa seco, e ch'eglino godesser il benefizio della lega come gli altri che vi erano compresi dentro nominatamente, e promesse ch'eglino osserverebbono tutlo quello a che egli gli obligasse. Dichiararono ancora con quanti danari il mese dovesse concorrere ciascuno de'confederati alla difesa d'Italia, s'ella fosse da alcuno assalita, e per difendersi da ogni repentino assalto convennero ch'ei si facesse in mano di duoi mercatanti , de'quali uno n'eleggesse il pontefice, e 1' altro l'imperadore, un diposito di danari, che non si potesse spendere in alcun'altra cosa, se non quando Italia fosse sprovvedutamente assalila, ed arrivasse questo deposito a quella somma che dovevano pagare in un mese tutti i confederati insieme, pu-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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