Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO TREDICESIMO 237
      quali fossero stale poste a'cittadini Tanno 1530, e da quel tempo indietro, e di tutte quelle pene ancora, nelle quali eglino fossero incorsi per non le aver pagale, pagandone nondimeno quella parte che paresse ragione-iole a i capitani di parte guelfa , per tutto il mese d' agosto che allora doveva venire, e tutto quello che si riscotesse di queste gravezze cosi graziate, si dovesse consegnare a i ministri de'capitani di parte detta, per ispendergli ne'ripari che si fanno in que' luoghi dove giornalmente si vide che fa danno il fiume d' Arno.
      E perchè in Firenze per cagione della peste che gli fu gli anni 1527 e 28, e per la guerra che l'ebbe gli anni 1529 e 30 , era carestia di molte mercatanzie utili e necessarie , acciocché egli ne venisse più agfl? volemente e cosi la città n' avesse più copia , il consiglio de'quarantotto per un' altra provvisione sua fatta questo medesimo giorno , alleggerì a tulle queste mercatanzie le gabelle, e a quelle che allora si trovavano nelle dogane di Livorno , di Pisa e di Firenze, prorogò per un altro anno certi speciali privilegi che le sogliono avere in quelle dogane solamente per un anno. Oltre di questo, per l'essere l' arte della lana uno de'principali membri della città, il medesimo consiglio ordinò questo giorno di sopra detto , in benefizio suo, che in Firenze non potesse ve< nire maniera alcuna di panni fini per vendersegli, e di quegli che si fanno in Firenze non ne potesse tener bottega altri che i lanaiuoli, ritagliatori , calzaiuoli e manifattori dell' arte della lana, e i quali fossero stati dati da i lanaiuoli panni fini in pagamento delle loro manifatture , e questi gli potessero tenere e vendere solamente con licenza dei consoli dell'arte di sopra detta.
      Eransi dall'anno 1527 intino a tutto l'anno 1530, per quelle cagioni che io ho detto di sopra, perduti molti protocolli de'notai, il che impediva assai le faccende d' ogni maniera , ed era cagione di molti piati; e d' assai gabelle che s'erano pagate , non s' era tenuto cosi diligente conto, come si conveniva , onde molte se n'erano pagate da non pochi cittadini due volte, e di molte se n' era pagato più di quello che si doveva ragionevolmente pagare, il che dava giusta cagione a molti d'andarsi dolendo; perciò i quarantotto vinsero una provvisione, per la quale si deliberò che tutti coloro (1) i quali fossero creditori di qualcuno per contratto, cosi per conto di dote come per qualunche altra cagione, e che il protocollo del notaio che aveva rogato il contratto di quel credilo, fosse perduto, il che s'affermasse da qualcuno con giuramento, se il creditore produceva una fede di mano d' un de' notai della gabella
      (1) Accostandosi, cosi I' Arbib, alla naturalezza del parlar familiare , laseia sospeso questo nominativo, e riesce poi ad un nominativo singolare.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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