Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO QUATTORDICESIMODell'umane miserie non è la minima quella, nè che men dell'altre affligga e tormenti l'animo de'mortali, che poiché eglino hanno conseguito qualche cosa desiderata da loro, e che eglino la posseggono, subitamente sono assalili da un grandissimo timore di non dover perderla tostamente, e da un ardeniissimo desiderio di trovar qualche via e modo di possederla sempre sicuramente; il che forse dà loro tormento maggiore che non è il diletto eh' essi prendono del godere quel che eglino hanno innanzi così ardentissimamente desiderato di conseguire. Da queste (ali passioni d'animo era in questo tempo travagliato papa Clemente, per* ciocché avendo egli desiderato ardentissimamente non solo di rimettere la casa de' Medici in Firenze , ma di farne ancora principe assoluto il duca Alessandro, e avendo con suo eterno biasimo conseguito 1' uno e l'altro di questi suoi desiderii, non restava mai di ricercare in che maniera egli potesse assicurar lo stato al duca Alessandro; il che gli pareva , siccome egli era in fatto, molto malagevole a fare , non solamente per esser quel governo eh' egli aveva messo in Firenze del tutto nuovo e violento a quella città, ma ancora per la natura de' cittadini , i quali sono naturalmente sediziosi e vaghi di nuoyi governi; il che conoscendo benissimo, non dubitava punto, che la prima occasione che si porgesse loro, eglino non fossero per ingegnarsi con ogni industria, e per usare ogni forza per levarsi da dosso quei giogo ch'egli con tanta sua fatica e spesa e biasimo aveva loro messo sul collo. Faceva ancor temere il papa assai la gran quantità de' nemici scoperti eli' egli vedeva avere'I duca Alessandro, e credendo (1) (siccome era verisimile) che molti più e di maggiore importanza se ne fossero per iscoprire contro
(1) Gerundio sospeso per mancanza del verbo principale.
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