Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
252 STORIA FIORENTINApartissi. Piero Strozzi in cambio di scrivere il caso di Giuliano Salviati, scrisse un sonetto , nel quale egli diceva una grandissima villania a ser Maurizio, e raandollo agli otto, i quali disputaron tra loro quel che eglino dovessero fare in quel caso , ed ebbevi di quegli, i quali volevano collare Piero Strozzi per ritrovare la verità di questo fatto, come si vedeva eh' era il voler del duca , al quale si doveva aver molto più rispetto che a Piero Strozzi ; altri considerando l'amicizia, i parentadi , e P altre grandi e rare qualità di Piero Strozzi, dicevano che questo era un metter sotto sopra Firenze , e massimamente ch'ei non avevano indizi tali eh' egli si fosse ritrovalo a fedir Giuliano, che fossero baslevoli a tormentarlo, e non importava anche tanto il caso, ch'ei meritassse che un uomo somigliante a Piero Strozzi eon sì piccioli indizi e sì dubbi, come eran quegli eh* egli avevano, eh' ei si fosse trovato a dare a Giuliano, si dovesse tormentare ; perciocché finalmente questo non era altro che lo essere stato fedito un privato cittadino come gli altri, e in luogo ordinario, e non in un tempio, né in piazza, o in Mercato Nuovo, sicché assai era l'aver tenuto per questo in prigione un uomo di quella qualità che era Piero Strozzi tanti giorni, quanti eglino P avevano tenuto, e tenerlovi ancora : ed in queste dispute consumaron più giorni senza pigliare deliberazione alcuna di lui ; par finalmente deliberarono che Bartolommeo del Troscia, uno degli otto, che s'era offerto d'andare a esaminarlo , gli andasse, e vedesse quello che poteva ritrar da lui. Costui adunque andò, e cominciò a volerlo esaminare sopra questo caso pure a parole ; per la qual cosa sdegnatosi Piero gli rispose superbamente, ed egli per P autorità del maestrato eh' egli aveva, gli cominciò a parlare con manco rispetto ch'egli non gli aveva ragionato prima , di maniera eh' ei non ritrasse cosa alcuna da lui ; anzi Piero Strozzi gli disse al da sezzo quasi bravandolo, che come ei fosse fuora di quell' uficio, ei sarebbe Bartolommeo del Troscia ed egli sarebbe Piero Strozzi. Perchè egli se ne tornò a'compagni, c riferì loro eh'ei si faceva beffe dell' ufizio, onde il maestrato rimase nelle medesime confusioni e differenze eh' egli era innanzi che Bartolommeo andasse a esaminarlo ; e non pigliava partito alcuno di questa causa ; di maniera che Piero Strozzi sdegnalo e spinto da quella sua alterezza, quasi disprezzando quel maestrato, gli scrisse un sonetto pregandolo che lo spedisse, perocché egli non era però nato della feccia del popolazzo di Firenze, onde egli avesse a essere bistrattato in que*la maniera , sicché 1' ultimo verso del sonetto diceva :
Ch'io non sonperò quel, e'ha in guardia gli orli.
Venne finalmente da Roma una lettera di papa Clemente, a cui era stato scritto come questo caso era successo, per la quale egli faceva intendere alDilfeed by G00gle
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