Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
254 STORIA FIORENTINAvane allora di grand1 animo , che dell1 armi si conosceva assai, ed era, siccome è ancor oggi, amico grande d'Alamanno, che arebbe desideralo di parlargli in qualche luogo segreto , di maniera che il duca Alessandro non sapesse cosa alcuna di questo lor ragionamento. Elessero adunque d'essere una sera di notle insieme da'fondamenti di Santa Maria del Fiore, dove stettero a ragionare soli circa due ore , e partitosi Piero Strozzi, Alamanno ritrovando poi Pandolfo , si lodò seco assai della cortesia di Piero, e gli disse che rimaneva giustificalo di lui, e che credeva certo, che egli non avesse che fare nel caso di Giuliano, e dimostrò ancora nel ragionare, che i modi di Giuliano Salviati gli dispiacessero fieramente^ e che perciò non teneva conto di lui.
Pochi giorni dopo che Piero Strozzi ebbe avuti questi ragionamenti con Alamanno, e che Giuliano Salviati era uscito di casa guarito, sebbene storpiato d' una gamba, e1 disse una mattina al duca Alessandro, che per giustificarsi dell'imputazione che gli era stala data dell'aver fedito Giuliano Salviati, s'era rimesso nelle mani degli olio, e stato in carcere quanto quel magistrato aveva voluto; ora che vedeva che Giuliano aveva collera seco e non si teneva giustificato, per tanto, che pregava sua eccellenza , che volesse in qualche modo provvedere alla sicurezza sua, o concedendogli licenza di portar Tarmi, siccóme aveva Giuliano, o almeno dargli licenza che egli se n'andasse dove più gli piacesse. Il duca Alessandro gli disse che se egli se ne voleva andare che se n'andasse, credendo forse ch'egli stesse, dopo che egli aveva avulo la licenza di partirsi, qualche giorno in Firenze, e in quel tempo aver comodità di farlo uccidere a Giuliano Salviati , o a qualcun altro sotto nome suo. Ma egli poiché ebbe avuta la licenza dal duca , subitamente se n'andò a casa, e tolse le cavalle delle poste , e insieme con Francesco de' Pazzi se iT andò in Romagna , laddove era presidente Bartolommeo Valori amico grande del padre, il quale poeo di poi si trasferi cogli altri suoi figliuoli anch'egli in Romagna , e quindi se n'andò a Roma, dove stettero insino alia morte di papa Clemente, ed in questa maniera nel fine dell'anno 1533 e nel principio del 1554 si scopersero manifestamente quelle ire e quegli sdegni-, che di poi quesl' anno medesimo per la morte di papa Clemente, cominciarono a produrre quei dolorosi effetti che di sotto si racconteranno.
In questo tempo papa Clemente aveva cominciato in Roma a rap-piccarc la pratica del parentado del duca Alessandro con Cesare, il quale temendo come di sopra s'è dello, che il pontefice non si gettasse dalla parte de' Franzesi, vi porgeva orecchie ; e delle condizioni eh' egli aveva accettate , una era che egli prometteva di spendere dngento migliaia di fiorini in un'entrata di dicioltomila fiorini l'anno per madama
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