Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUATTORDICESIMO 275
      prò ciò ch'egli era venuto a fare a Modana, e trovata la verità, fe-ciono autenticare quell' esamina legittimamente e fattasene dare una copia , la se ne portarono con loro a Roma, laddove eglino se ne ritornavano , e Petruccio lasciarono andare dove più gli piacque.
      Mentrechè gli ambasciadori de' fuorusciti e degli altri nimici del duca Alessandro penavano (1) a essere spediti da Cesare, e a ritornare a Roma, il papa fece metter prigione il conte Ottaviano della Ghienga, il quale era uno de' primi uomini che avesse il cardinale de' Medici, per essere egli stato infamato artatamente <1* oinicidii e d' altri errori somiglianti a questi ; e nella medesima mattina essendo scavalcato il cardinal de'Medici al palagio di San Pietro, gli fu da' palafrenieri dei papa tolto la mula, sotto specie del non aver egli pagato loro certe rigaglie eh' eglino dicevano appartenersi loro jvdi che il cardinale sdegnalo fieramente , si parli subito di Roma con tutta la corte sua , e se n' andò a castel Sant' Agnolo , parendogli che il papa cercasse di trovare qualche occasione contro a di lui per nuocergli, siccome egli cercava in fallo, il che lo affliggeva assai, non meno per lo pericolo che gli pareva portare per le insidie che il pontefice gli tendeva , delle quali egli temeva poco , essendo naturalmente fiero e animoso, quanto per la ingratitudine la quale gli pareva che il papa gli usasse, siccome gli usava veramente , essendo stalo il cardinale de' Medici principal cagione che egli fosse slato cosi presto e così agevolmente fatto pontefice; perchè egli stette parecchi giorni fuor di Roma; ma parendo al papa portar gran biasimo di quel che contra fatto li aveva, e veggendo la benivo-ienza grande eli' egli aveva quasi di tutta la nobiltà romana , adoperò per mezzo di Gian di Vega Spagnuolo, allora ambasciadore dell' impera-dore in Roma, che il cardinal de' Medici tornasse da castel Sant'Agnolo » Roma , il che dopo non molto tempo segui ; perciocché 1' ambasciadore di Cesare promesse sppra la fede sua , che al cardinale non sarebbe fatto violenza alcuna ; ed il conle Ottaviano in questo mezzo era suto liberato con tutti i suoi onori. Ed era tanto grande l'affezione ed il rispetto che latta la nobiltà romana portava al cardinale de'Medici, che il giorno che egli ritornò a Roma non fu gentiluomo alcuno di qualun-clie grado egli si fosse, che non gli andasse incontro infin fuora delia città per accompagnarlo al palagio del papa , e poi alla casa sua.
      La deliberazione che lo iiuperadore aveva fatta a Barzalona di voler udire i fuorusciti fiorentini e gli altri nemici del duca Alessandro a Napoli alla tornala sua di Tunisi, quando fu intesa da quegli che erano
      (t) U stampa di Leida legge pentavanu.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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