Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO QUATTORDICESIMO 279
a Itri, e ingegnossi a suo potere di persuadergli con ogni diligenza questa intenzione de' nimici dei duca, ma non gli parve già che il cardinale desse molta fede alle sue parole nè alle ragioni sue-, e tornandosene a Roma riscontrò a Sulmonetta messer Giovambatista da Ricasoii, il quale è oggi vescovo di Pistoia , e allora stava a i servigi del cardinale de' Medici , e quando egli era partito di Roma, gli era rimaso, perciocché egli era infermo, ma essendo di poi guarito se n' andava a Itri a trovare il cardinale. Onde il signor Piero si fermò quivi con lui, e gii raccontò i ragionamenti delle cose di Firenze, ch'egli aveva auti seco, e lo pregò strettissimamente, che quando ei giugneva alla presenza del cardinale, s'ingegnasse di persuadergli il medesimo eh' egli aveva cerco di persuadergli, e partironsi tutti e due quindi , il signor Piero per la volta di Roma, e messer Giovambatista per la volta d1Itri ; laddove poiché messer Giovambatista fu giunto, riferì al cardinale quello che il signor Piero gli aveva detto, alle cui parole ei rispose : Io non voglio star più a speranza di lor novelle e di lor baie*
I nimici del duca Alessandro , che erano in Roma, veggendo che il cardinale de' Medici aveva deliberato d' andare a Tunisi a trovare l1 im-peradOre , stanziarono anch' eglino di valersi dell' opera sua appresso quella maestà , o almeno scoprir del tutto, s' ei potevano, 1' animo suo quale egli fosse; perchè ei lo fecero avvocato e procuratore di tutti loro innanzi a Cesare, e gliene mandarono lettere di credenza scritte in questa forma:
c Col nome dell' onnipotente Dio, e a ricuperazione della libertà della nostra patria.
« Noi procuratori de' fuoruscili fiorentini in sufficiente numero ragu-nati, e similmente molti altri fuorusciti al presente in Roma esistenti, informati pienamente per molte vie della buona mente e carità dell' illustrissimo e reverendissimo monsignore il cardinale de' Medici verso la sua dolce patria , non solo gratamente accettiamo 1' amorevoli offerte fattene mediante gli agenti di sua signoria reverendissima, ma quella con ogni riverenza spontaneamente preghiamo e supplichiamo che si degni pigliar la nostra protezione, e riceverne nel numero de' suoi devotissimi servidori, e gli piaccia una volta voler diventare padre per 1' affezione e meriti, di quella città , della quale esso per natura è figliuolo e prender cura e fare ogn' opera, giusta sua possa, di liberar quella dalla presente superiorità e restituirla alla pristina libertà ; promettendosi di noi circa a tale effetto ogn'opera, insino all'esporre della propria vita ; a confermazione della qual cosa noi in detti modi e nomi, od in quel modo che meglio possiamo, in nome di tutto 'l popolo fiorentino , il quale oppresso da cosi grave giogo di servitù altrimenti di sé non può deliberare,
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