Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
284 STORIA FIORENTINAe avendo eonlinovamente una piccolissima febbre e lenta di maniera che a'dieci giorni d' agosto dell'anno 1535 a quattordici ore egli si mori miserabilmente, e lasciò di sè grandissimo desiderio, non solamente a tutti i suoi servidori, ma ancora a tutta Italia, e massimamente a' Romani , perciocché egli era cortese, di grand' animo , ama-tor grandissimo d'ogni maniera di virtù, e di maniere lodevoli, e di bella presenza, ma altiero e superbo a maraviglia.
E non è dubbio alcuno, eh' ei non morisse di veleno, perciocché egli era giovane e gagliardo, e morì in quattro giorni con pochissima febbre e lenta, e morto ch'egli fu, divenne il corpo tutto infagonato, che facendolo i suoi servidori sparare, si gli trovò la rete tutta rosa; ma in che maniera , e da chi gli fosse dato il veleno , varie furono 1' opinioni ; nondimeno i più credettero che il suo siniscalco 1' avvelenasse in quella minestrina per le ragioni disopra dette; oltracciò menandolo i servidori del cardinale già morto , a Roma per darlo nelle mani della corte, ed essendo fermati per la strada a desinare, lo missero co' ferri a piedi, e colle manette alle mani in una stanza, laddove messer Giovambatista da Ricasoli, uno de' servidori del cardinale, di cui noi dicemmo di sopra , l'andò a trovare a quella stanza , e gli disse piacevolmente: È egli però possibile, o Giovanti' Andrea , che li sia bastato r animo a esser cagione, che tanti signori e tanti gentiluomini vada-no, per la morte del cardinale, tapinando per lo mondo, i quali onoratamente vivevano in corte di questo signore, e massimamente avendoti egli fallo tanti e sì gran benefìzi, quanti tu slesso sa»? Allora questo scellerato alzato gli occhi al cielo sospirando disse : Egli è fallo. Ma da chi questo tristo avesse il veleno, da cui egli fosse corrotto , furono diverse 1' opinioni : pure la maggior parte di questi variamente opinanti credette il duca Alessandro lo facesse avvelenare per lo sospetto grande ch'egli aveva preso di lui, e che egli per Io mezzo del si* gnore Alessandro Vitelli, per esser questo Giovann' Andrea nato in Città di Castello, ed avere in quella città assai amici e parenti, e del signore Otto da Montauto, che allora stava in corte del cardinale v corrompesse il siniscalco, e che il veleno lo portasse da Firenze un certo capitan Pignatta, nato pure in Firenze, ma vilmente, e non molto valoroso soldato. E della verità di questa oppenione ce ne sono molte con-ghietture ed apparenti , delle quali una fu che qualcuno de' più cari e intrinsichi servidori del duca Alessandro s'andò quasi vantando di questo fatto dicendo: Noi ci sappiamo levare le mosche dimorilo al naso, ed altre parole somiglianti a queste : oltracciò, quando Giovann'Andrea fu liberalo dalla corte di Roma, egli se ne venne subitamente in Firenze , e riparossi qualche giorno nella corte del duca Alessandro, e poiV
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