Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBBO QUATTORDICESIMO <28Jno stati uditi due volte i tre cardinali fiorentini e messer Giuliano Sode-rini vescovo di Xantes, e la seconda volta che sua maestà gli udi, fu insieme con questi quattro Filippo Strozzi ; i quali ragionarono anche essai con Covos e con Granuela , e altri principali agenti di Cesare : ma i ragionamenti che questi cinque ebbero coli' imperadore e cogli altri agenti suoi, e di quel che eglino si trattassero, non si seppe mai dagli altri fuorusciti, ma dicevansi tra loro vtrie cose confusamente, chi una e chi un' altra. Onde nacque anche tra loro qualche sospetto che quei cinque di sopra detti non cercassero la loro propria grandezza, e non la libertà della città, nè il comun bene di tutti i fuorusciti ; il che conoscendo quei cinque, per levar via dall' animo di quegli uomini il timore eh'ci dimostravano d' avere di loro, richiesero a sua maestà , che facesse lor grazia d'udire uno de' fuoruscili fiorentini in nome di lutti gli altri, la qual cosa eglino ottennero agevolmente , perchè i fuoruscili ordinarono uno di loro che parlasse ( siccome noi abbiamo dello ) in nome di tulli all'imperadore, e di poi i cardinali e Filippo Strozzi trattassero la comun causa con Covos e cogli altri principali agenti della cesarea maestà; ed era stato eletto da lutti per parlare allo imperadore Antonfrancesco degli Albizzi, il quale aveva risposto di non potere attendere altrimenti a favellare a sua maestà , perciocché egli si sentiva male ; e per far credere che così fosse, com' egli aveva detto , si stette colla gola fasciala in casa insinatlautochè Iacopo Nardi, a cui fu poi data la commessione di far 1' orazione a Cesare , ebbe ragionalo seco^ perchè Antonfrancesco, il quale non cercava altro se non d'acquistare credito quanto egli poteva più cogl' imperiali, e di mostrarsi amatore del ben comune di lulta la città , e senza passione alcuna o del duca o de' fuorusciti , il giorno che Iacopo Nardi parlò all'imperadore , s'andò per tutto Napoli a spasso, per dimostrare eh' egli non aveva voluto ragionare contro al duca Alessandro.
      Eransi ancor ragunali i fuorusciti, e avevan (atto una pratica in San Domenico, nella quale avevano parlato assai, messer Galeotto Giugni e messer Salvestro Aldobrandini contendendo l'uno coli' altro , perciocché udo di loro voleva die le cose t,e' fuoriesciti si governassero in una maniera, e P altro in altra, ma non importava molto h diversità de'lor pareri alla somma delle cose de' fuorusciti ^ perchè Antonfrancesco degli Albizzi si mise di mezzo tra loro , e fermò le lor conlese, e di poi disse che i fuorusciti avevan poca fede in quelle persone che sapevau maneggiar le cose, e che amavano il comun bene di lutti, volendo modestamente per quelle parole significar se slesso. Parlò ancora Gio-vambatista Giacomini, cognominato Piatiellino, il quale confortò assai clie cosa alcuna non si facesse de'casi loro, sen^a saputa de' cardinali.
      varlhi , Trol IL 20
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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