Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
200 STORIA FIORENTINAFinalmente uscendo una mattina I' imperadore dell' udienza per andare alla messa, il Nardi se gli fece Incontro; perchè sua maestà si fermò dritta per ascollarlo, onde egli disse cosi :
« Due cose, le quali sogliono arrecar timore a chi ha a ragionare di qual cosa d*-importanza , siccome io debbo ragionare, tutte due al presente, invittissimo Cesare, concorrono a perturbarmi; delle quali P una è la maestà della gloria tifa, per la grandezza de* tuoi gran fatti; T altra il dubitare che l'animo tuo non sia adirato verso di noi poveri Fiorentini, perciocché già due volte per lo passato abbiamo prese contra la maestà tua V armi , in quelle due per noi misere ed infelici guerre terminate da te con tanta tua gloria Panno 1528 e 1550; di maniera che quanto d' ardire e di speranza nella nostra giustissima causa mi danno la clemenza, la bontà, la giustizia, la generosità dell'animo tuo, tanto dall' altra parte me ne toglie il timore. Ma innanzichè io racconti, o Cesare, alla maestà tua le giuste querele della nostra ^ingiustamente afflitta e tribolata patria , dirò brevemente a quella, che tutta la speranza del duca Alessandro non consiste in altro che in quello che io ho già detto di sopra, cioè ch'egli s1 avvisa che tu stii adirato con esso noi, perchè noi pigliammo già due volte l'armi, benché infelicemente, contro a tua maestà. Ma pon giù, ti prego, o Cesare per la benignità tua , e per le tante e tanto grandi felicità che t'ha concedute e concede ognora meritamente Iddio ottimo e grandissimo , ogni sdegno e ogn' ira dell'animo tuo contro a noi, nè impedisca questo tuo, sebben giusto sdegno gli orecchi tuoi , sicché non ascoltino eglino le giuste querele nostre, e ne faccia che la giustizia tua non punisca agramente le scelleratezze del duca Alessandro , siccome le meritano, e la non liberi una delle prime città d'Italia dal giogo di si cruda superiorità, come è quello clie l'aggrava ed affligge, ed in breve tempo è per consumarla e distruggerla del tutto miseramente, se la bontà tua non le provvede. -
« E sebbene nói pigliammo l'arme contro alla maestà tua nella guerra che l'anno 4 528 i Pranzesl fecero nel regno di Napoli, la necessità alla quale ognuno soggiace, da Iddio ottimo e grandissimo in fuori, ne costrinse a farlo; perciocché essendoci noi Tanno 4527 sciolti dalle catene di quella superiorità , iiellc quali noi eravamo quindici anni continui stali annodati, e ridottici in libertà, innanzichè noi avessimo potuto fermar lo stato, e assecurare la libertà nostra con quelle provvisioni e con quelle difese che gli erano necessarie, giunse subitamente ai nostri confini l'esercito di monsignore di Lutrec, fresco e intero, e di quella forza e gagliardia che sa tulloT mondo; perchè a noi bisognò , o accordare seco con quelle condizioni ch' egli stesso volle, ilLjOOQle
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