Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBBO QUATTORDICESIMO <28Jnoi facemmo, o tirarci adesso quella guerra, la qual,e noi non potevamo in maniera alcuna sostenere, essendo tanto nuovi nello stato, quanto noi eravamo, e massimalmente avendo ancora le nostre private facoltà molto assottigliate per la rovina di Roma , nella quale noi avevamo perduto la maggior parte dell'aver nostro, e avendo oltracciò cantra papa Clemente, attentissimo a pigliare ogni occasione che gli si porgesse di Iprae. la libertà nostra, il quali?, se noi non avessimo .appuntato con quel!' esercito, era per dargli ogni aiuto e favore , per ridurre col mezzo suo allora la propria sua patria in quella servitù* nella quale egli poco di poi la ridusse. Demmo adunque le nostre genti a monsignore di Lutrec, non per pigliare 1'armi contro alla maestà tua^ nè per odio o rancore alouno che noi avessimo con quella, ma costretti da un'ultima necessità, e per levarci da dosso quella guerra, la quale, siccome io ho di sopra mostro, noi non potevamo soli, e nuovi nello stato in maniera alcuna sostenere, avendoci oltracciò a guardare da un nostro capital nimico di tanta possanza, quanta era allora papa Clemente , acciocché egli non convenisse epa quell'esercito; il che non poteva seguire senza nostra manifesta rovina , nè senza la perdita di quella libertà, la quale noi avevamo di nuovo t'acquistata, q ci era cotanto cara.
      « Avendo dunque veduto papa Clemente di non potere per cqgion dell'accordo clie noi avevamo fatto cpn monsignore di Lutrec, spogliarne per mezzo suo della libertà nostra, e sapendo quanto la maestà tua , per la sua pietà e religione, era stata ed era ancora malcontenta che Roma fosse stata mandata a sacco da monsignore di Borbone, e quanto ella desiderava di mostrare al papa, che questo accidente era seguilo senza saputa- sua e contro a aaa voglia, pensò di valersi di questa bontà dell' animo tuo a conseguire sì malvagio fine* ed a far qosì scellerata impresa ; quanto fu quella di privare la propria patria della sua libertà, e sottoporla a una crudelissima.superiorità ; e per questo s'ingegnò di persuader a tua maestà, che non cercava e non voleva altro da i Fiorentini, ehe.ritornar insieme con tutti i suoi parenti, come privato eiltadiao e uguale agli altri, in quella città della quale egli era stato poco innanzi iqgiustameote , siccome egli diceva, cacciato , e riavere i suoi beni, i quali per forza gli erano stali occupati ; e sapeva bene, che questo non gli era mai per essur negalo dalla ciuà» se egli avesse voluto assecurare i suoi cittadini, che sotto questo colore e con questa occasione, ei non volesse torle la libertà, siccome sotto questi medesimi colori e con queste medesime occasioni era stata loro tolta 1' anno 1512. Fu adunque agevol cosa il persuadere a tua maestà , desideroso per la cagione di sopra della di soddisfargli, a pigliar 1* armi cootrat^ooQie


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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