Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
308 STORIA FIORENTINAlibero. Non si vedendo adunque il consentimento di niuoa delle parti; uè dell'arbitro ancora, al parlamento di sopra dettoy apparisce manifestamente , eh' ei non si potesse fare senza pregiudizio di tutte due le parli, e di sua maestà ancora. Per la qual cosa ci rimane di niun valore, nè si può sopra P autorità data da lui ad alcuno fondare o stabilire alcuno stato legittimo ; perchè il governo che è al presente in Firenze non essendo fondato sopra alcuna autorità, che sopra quella che dette questo vano parlamento a quei dodici cittadini che l'ordinarono, resta, ch'egli sia tirannico e violento. E quando egli non fosse tirannico per questa cagione che è, sarebbe divenuto tirannico pe'violenti e scellerati modi ch'egli usa, i quali sua maestà, piacendole, potrà intendere da'religiosi , da' forestieri e da' mercatanti, i quali vanno mercatando per tutti i suoi regni , e sono stali qualche anno in quella città, e molto meglio dalle città vicine a Firenze, dalle quali ella saprà molto bene dove siano ridotti in quella oillà la religione, gli antichi suoi costumi e buoni, e 1'onor delle donne: nel qual caso, ancorché noi potessimo raccontare u sua maestà infiniti esempi di donne nobilissime, a cui è stato fatto forza da i servidori suoi e partigiani, nondimeno noi non discenderemo a particolare alcuno, per non offendere in questa maniera P onor di quelle che noi cerchiamo a nostro potere di difender dagli oltraggi e dalla lussuria del duca Alessandro, e da'suoi partigiani e servidori} ma narreremo bene alcuna ili quelle ingiurie e crudeltà che i suoi servidori hanno usato più volte, ed usano oggi più che mai contro a' miseri cittadini fiorentini, acciocché da quelle sua maestà si possa prudentemente immaginare qual sia il governo eh' è oggi in Firenze.
« E primieramente diciamo che quel cancellier milanese, del quale noi dicemmo di sopra , uccise nella cancelleria degli otto, senza sostenere pena alcuna, un pover'uomo, mentrechè egli diceva le ragioni sua. Il Capretta beccaio del duca dette una sediata in sul volto ad Alamanno Alamanni nobilissimo cittadino, perciocché egli gli domandava una certa quantità di danari, della quale il predello Capretta gli era debitore ; perchè quel povero gentiluomo, veggendo eh' egli non era gastigato in maniera alcuna, se ne fuggì a Roma, per non essere ucciso da lui ^ ed il medesimo Capretta potette liberar dalle forche un suo figliuolo , alle quali egli era stato condannato per bestemmie abominevoli che egli ed un xuo compagno, il quale fu impiccalo per la gola, avevan delte pubblicamente. L' Unghero suo cameriere , essendo in maschera, uccise di bastonate un povero fanciullelto in piazza, ed un altro ne bastonò crudelmente non per altra cagione, se non perchè eglino gli andavano gridando dietro, siccome è antica usanza in Firenze di gridar dietro a tutte 1« maschere che vanno per la città. Ma non è maraviglia chi i servi -
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