Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUATTORDICESIMO 511
      t Né è ancora obbligalo Cesare a osservare promessa alcuna al duca Alessandro, la quale fosse contro a que' capitoli che la città di Firenze avea fatti co'suoi ministri l'anno 1550, perciocché essendo quella convenula prima colla città in una maniera, non poteva di poi senza saputa e senza consentimento di quella convenire col duca in un'altra del tutto contraria alla prima, e massimamente che la convenzione fatta in quel tempo coli'imperadore , della quale noi domandiamo l'osservanza, è più pietosa, più ragionevole , ed a maggior contentezza di tutta Italia, e massimamente delle città vicine a Firenze, siccome noi abbiamo altra volta dimostro a sua maestà; perchè di questo noi non le ragioneremo altri-mente; ma bene le domanderemo l'ammenda di due capitoli di queir accordo che la città di Firenze fece seco 1* anno 1530, del quale noi abbiamo parlato di sopra più volle, nell' uno de' quali si contiene : che qualunque cittadino fiorentino di qualunche grado e condizione si «a, volendo, possa andare ad abitare a Roma, o dove più gli piacerà, senza esser noiato o molestalo in modo alcuno nella roba o nella persona. Neil' altro si promette che lutti i parenti, amici e servidori di papa Clemente si sdimenticheranno di tulle l' ingiurie ed oltraggi che fossero slati lor fatti da quei cittadini che per la guerra erano stali dentro la città, e le perdoneranno loro liberamente, ed useranno e converseranno con essi, come buoni cittadini e buon fralegli.
      c Quanto questi due capitoli siano stali osservati, lo dimostrano tanti cittadini, quanti furon quegli che furono o confinati ne' più strani e pestilenti luoghi d' Europa , e in oscurissimi fondi di torre, o , dopo l'essere stati crudelmente tormentati, uccisi miseramente, o, se pure col fuggirsi nascosamente di Firenze si salvarono da tanta crudeltà, furono subitamente fatti ribegli, e per conseguente fu tolto loro la roba e la patria, senzachè d'alcuna di queste esecuzioni, ancor ne'processi che furon lor fatti, i quali si possono ancor vedere negli atti pubblici di quei magistrali che gli fecero, se ne renda altra ragione , che il dire, per giuste e ragionevoli cagioni. Nè fu ancora niuno di quei miseri cittadini , il quale fosse citato dinanzi ad alcun maestrato a difender la ' eausa sua ; ma tutti senza essere uditi furono ingiustamente condannati con tant o odio e tanto rancore, che nè anco alle mogli loro fu lasciato goder la dote loro, s' elle son volute andarsene a stare col proprio marito, s' egli era stato dichiarato ribello, nè a' piccioli ed innocenti figliuoli o figliuole è stato lasciato cos'alcuna per alimentarsi, il ehe è non solamente contro ad ogni pietà cristiana , ma ancora contro a ogni umanità e a ogni civiltà. Sono state oltracciò promesse taglie grandissime a chiunque uccidesse qualche fuoruscilo fiorentino, siccome fu promesso a un •erta capitano Petruccio ( del quale noi dicemmo di sopra ), il qualeLjOOQle


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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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