Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO QUINDICESIMO 357
ne prendeva piacere, eome di pusillanimo ; e non tanto perchè egli studiava, quanto perchè andava molte volte solo , e pareva che non apprezzasse nè roba nè, onori, lo chiàmava il Filosofo, dove dagli altri che lo conoscevano era chiamato Lorenzaccio : favorivalo il duca in tutte le sue occorrenze, e specialmente contra il signor Cosimo suo secondo cugino, al quale egli portava odio smisurato, si perchè erano diversi, anzi contrari di natura e di costumi, e si per una lite, la quale gli aveva mossa di grandissima importanza il signor Cosimo, per cagione d'eredità de'loro maggiori.
Per le quali cose aveva il duca tanta sicurtà presa sopra Lorenzo, che non gli bastando di servirsene come di ruffiano , cosi colle donne religiose come colle secolari, o pulzelle o maritate o vedove, o nobili o ignobili , o giovani o attempate eh' elle si fossono, che lo ricercò ancora , che gli volesse condurre una sorella di sua madre da canto di padre (1), giovane di maravigliosa bellezza, ma non punto meno pudica che bella , la quale era moglie di Lionardo Ginori . ed abitava non guari lontana dall'uscio di dietro del palazzo de1 Medici. Lorenzo, il quale non aspettava altro che una simile occasione, gli mostrò che vi sarebbe difficoltà; pure, che da lui non resterebbe, dicendo che alla fine fine tutte le donne erano donne, e tanto più che il marito si trovava in quel tempo, avendo mandato male di molta roba, nella ciltà di Napoli in grandissimo disordine ; e comechè di questo mai favellato nolle avesse, diceva al duca d' averlo fatto, e che la trovava molto dura*, tuttavia che non resterebbe di subbillarla, tantoché la farebbe condescendere per ogni modo alle voglie loro; ed in quel mentre andava intertenendo, non meno di fatti che con parole, un Michele del Tavolaccino per soprannome Scoronconcolo, a cui aveva fatto riavere il bando del capo , nel quale per un omicidio da lui commesso era incorso, e spesse volle ragionando si doleva forte con esso lui, che un certo saccente di corte aveva tolto senza cagione nessuna a uccellarlo, e prendersi giuoco de'fatti suoi} ma che al nome di Dio.,..; alle quali parole Scoronconcolo risentitosi subito, disse: Ditemi solo chi egli è, e lasciale poi fare a me, c/i' e' non vi darà mai più noia; e venendo poi da lui, che si vedeva ogni giorno accarezzato e beneficato più, a sollecitar Lorenzo, che gli dovesse dire chi colui era, e non dubitasse di nulla, gli rispondeva: Oimè no, eh1 egli è un favorito del duca. — Sia chi si voglia , soggiungeva Scoronconcolo , ed usando le parole, che sogliono avere in bocca colali sgherri, diceva: Io Ramazzerò se fosse Cristo. Onde Lorenzo udendo che il disegno gli riusciva , avendolo una mattina menato a desinare seco, come faceva spesso , an-
La Caterina Soderini.
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