Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
553 STORIA FIORENTINAcorachè la madre ne gli dicesse male ed il proverbiasse, gli di9Ortù, da che tu me 'l prometti così risolutamente, ed io son certo che tu non mi mancherai, come io non mancherò mai a te per tempo ne£*tn»o di lutto quello che io potrò, io son contento, marni voglio trovare anch'io, e acciò lo possiamo fare a man salva , vedrò di condurlo in luogo che non vi sia pericolo nessuno, e non dubito che mi riuscirà.
E così parendoli che quella notle fosse il tempo , e tanto meglio perchè il signore Alessandro Vitelli si trovava a Città di Castello , favellò dopo cena nell' orecchio al duca, e gli disse che aveva finalmente con promessione di danari disposto la zia ; perchè quando tempo gli paresse, se ne venisse solo e cautamente in camera sua, guardandosi molto bene che per 1' onor della donna nessuno il vedesse nè entrare nè uscire, e che egli incontinente andrebbe per lei. Certa cosa è che il duca essendosi messo indosso un robone di raso alla napoletana , foderato di zibellini, nel voler pigliare i guanti, ed essendovene di que' di maglia, come de' profumati, stette cosi un poco sopra di sè, e disse : Quali tolgo, quei da guerra , o que' da fare all' amore ? e presi questi ultimi, uscì fuori con quattro solamente, Giorno, l' Unghero , il capitano Giustiniano da Cesena ed un credenziere chiamato Alessandro; e quando fu in su la piazza di San Marco, dov'era ito per non essere appostato, gli licenziò, dicendo che voleva esser solo, tutti, eccetto 1' Unghero, il quale si fermò dalla casa de' Sostegni, quasi al dirimpetto di quella di Lorenzo, con ordine, che vedendo o entrare o uscire persona, non si dovesse muovere nè fare atto nessuno; ma egli, stato che fu quivi un gran pezzo, se n'andò nella camera del duca, e addormentossi.
Arrivato il duca in camera di Lorenzo, nella quale ardeva un buon fuoco, si scinse la spada, e fussi gettato in sul letto, la quale spada prese subito Lorenzo, ed avvolta presto presto la cintura agli elsi, perchè non si potesse così tosto sguainare, gliele pose al capezzale, e detto che si riposasse, tirò a sè l'uccio, ch'era di quegli che si chiudono da per loro, ed andò via ; e trovato Scoronconcolo , gli disse tutto lieto : Fratello, ora è il tempo ; io ho racchiuso in camera mia quel mio nimico, che dorme. — Andianne, disse Scoronconcolo ; e quando furono in sul pianerottolo della scala, Lorenzo se gli volse, e disse : Non guardar eh? egli sia amico del duca, attendi pure a menar le mani. —Così farò, rispose F amico, sebbene egli fosse il duca. — Tu ti se' apposto , disse Lorenzo con lieta cera, egli non ci può fuggire delle mani, andian » ria. — Andiamo pure, disse Scoronconcolo. Lorenzo alzato il saliscendo, che ricadde giù e non s'aperse alla prima volta, entrò dentro, e disse: Signor, dormile voif ed il dir queste parole, e P averlo passato con una stoccata d'una mezza spada fuor fuora da una parte all'altra, fu tut-
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