Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      LIBRO QUINDICESIMO 365
      il duca : No, io non voglio, ma egli f appichercbbe bene a me se palette :(u anche verissimo, che quando il duca fu tornato da Napoli, ser Maurizio gli disse : Se vostra eccellenza mi vuol concedere eh' io disamini il Filosofo , egli mi dà il cuore di trovare chi le involò il suo giaco ; ed egli disse: che, vorresti tu callarlol o vanne, va, e lascialo stare. Per tutte queste cose fu tenuto in Firenze bd altrove, la sua morte esser stala fatale \ nè mancarono uomini ghiribizzosi, i quali con varissima, ed anco non del tutto vera o curiosità, o superstizione , osservarono nella sua morte esser concorso sei G, cioè lui essere stato ucciso l'anno 1536 , avendo 26 anni , a' sei del mese, alle 6 ore di notte , con G ferite , avendo regnato 6 anni.
      La domenica mattina, non comparendo il duca in luogo veruno , Giorno e PUnghero cominciarono a dubitare, e conferito tutto quello che ne sapevano al cardinal Cibo, egli si turbò forte, e sospettò di quello che era. Poi inteso dal vescovo come aveva fatto dar le poste e le chiavi delle porte a Lorenzo , lo tenne per fermo, e tutto impallidito mandò per messer Francesco Campana, e, dopo qualche consulta, entrò loro tanta paura addosso , che non ebbero ardire di fare aprir la camera e certificarsi, per teina che non si levasse tumulto ; e di vero trovandosi disarmali, e un popolo nimicissimo , il quale awengachè non avesse arme, era bastante a cacciameli collo spade sole e co'sassi, avevano grandissima ragione di temere : nientedimanco scrisse il cardinale a Pisa , ed ordinò che il signor Lorenzo suo fratello si trasferisse là subito con più gente che poteva, il che egli fece: scrissero a Iacopo de'Medici cominessario delle bande , il quale si trovava in Arezzo, che stesse provvisto e facesse buona guardia: scrissero ancora pure in nome ili sua eccellenza al capitano della Banda di Mugello, come più amica, che la conducesse subitamente ili Firenze: mandarono con grandissima diligenza un corriere al signore Alessandro Vitelli, significandoli che per caso importantissimo partisse subito da Città di Castello, o donde fosse, e se ne venisse con maggior celerità che potesse alla città ; e brievemente , non mancarono di diligenza nessuna. E per tenere occupati gli animi, che non pensassino ad alcuna novità, fecero metter la rena dinanzi al palazzo, ed appiccar la chintana (I) con un cerchio da botte pieno di doni, quasi il duca dovesse quel giorno immascherarsi, come spesse volle soleva fare, ed a' cittadini che secondo l'usanza venivano u corte per visitarlo e fargli riverenza , rispondevano tutti lieti e festanti nel viso, che sua eccellenza avendo, come è il costume iu colai vigilia, giuocato tutta la notte, si riposava.
      (1) Segno, ovvero uomo di legno, dove vanno a ferire i giostratori. Dicevi aneo quintana.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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