Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO QUINDICESIMO 367
parte avvertito , e parte leggiermente ripreso, cosi da Francesco Guicciardini, come da Francesco Vettori; ma stando egli pertinace, e rispondendo a tulti, si scompigliò la pratica di maniera, che non si conchiuse altro, se non che fu data per ire di pienissima autorità al cardinale di poter governare le faccende occorrenti ad arbitrio suo, ed egli P accettò con protestazione nondimeno, che si dovesse spedire a Roma per la licenza e confermazione del pontefice ; il che si fece incontanente per un cavallaro a posta indiritto ad Antonio Guiducci , che risedeva quivi come agente ed oratore del duca.
Non era piaciuta questa deliberazione nè all' universale nè a1 particolari; anzi era stata cagione ehe molti cittadini, non si fidando nè della poca sufficienza del cardinale, nè della troppa del signore Alessandro, cominciarono a ristrignersi insieme, e pensare a'casi loro e della città: ed in camera d' Alamanno d' Iacopo Salviati si ragunarono di notte più Tolte Alamanno de' Pazzi, Pandolfo Marlegli, Filippo Mannelli, detto Barbuglia , Antonio Niccolini, chiamato Capecchio, Batista Venturi, maestro Bartolommeo Rontini e alcuni altri ; dove Bertoldo Corsini, il quale era provveditore della fortezza , e aveva le chiavi in mano dì tutte le munizioni, proferse loro in favore della libertà prontissimamente quant'armi e lutto quello che volevano; e non è dubbio che mediante costui arebbono potuto fare assai, così di bene come di male ; ma ad Alamanno, come persona vacante a' suoi piaceri, e non curante delle cose dello stato, e forse (come si disse poi) non si fidando di Bertoldo , il quale però andava di bello, bastò che si stesse ad aspettare il successo delle cose ; e massimamente poiché s'intese essere stalo proposto tra i quarantotto il signor Cosimo suo nipote. Ed era la cosa a tal condona, che essendosi romoreggiato alquanto, i più minuti artefici, quando passava dalle botteghe loro alcuno de'più grossi cittadini, o persona di conto , battendo i loro strumenti su per le tavole, dicevan forte: Se non sapete o non potete far voi, chiamate noi che faremo ; di maniera che il Guicciardino , il quale senza dubbio era il capo di tutti i Palleschi, mà più il cardinale, e tutti i cortigiani tremavano di paura, nò v'era alcuno, il quale non pensasse in che modo potesse fare uscir di Firenze, e salvarsi , stando le porle non solamente serrate , ma diligenlerneute guardale.
Mentrechè a levare il tumulto altro non mancava che uno il quale inca-minciasse, giunse in Firenze con non molla compagnia il signor Cosimo, avvisato segretamente dagli amici, e chiamato palesemente da più cittadini, il quale, e per esser nato del signor Giovanni, e per avere grazioso aspetto, e per essersi dimostrato sempre pacifico e di bonissima mente, non si polreb* be nè diro nè credere con qual maraviglia lo riguardavano i popoli, ev^ooQle
| |
Francesco Guicciardini Francesco Vettori Roma Antonio Guiducci Alessandro Alamanno Iacopo Salviati Tolte Alamanno Pazzi Pandolfo Marlegli Filippo Mannelli Barbuglia Antonio Niccolini Capecchio Batista Venturi Bartolommeo Rontini Bertoldo Corsini Alamanno Bertoldo Cosimo Guicciardino Palleschi Firenze Firenze Cosimo Giovanni Qle
|