Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro quindicesimo 369
      confortare e pregare il figliuolo che non volesse andare, mostrandogli quant' eran dubbie le cose , ed a quai pericoli si sottentrasse. Ma egli, il quale infin allora, o prudentemente celando, o astutamente dissimulando V ànimo suo, aveva a molli , che l'esortavano instantissimamen-te a non si lasciare uscir si grand1 occasione delle moni, risposto sempre modestissimamente, che si contentava di quella fortuna che gli aveva lasciata suo padre, tanto che alcuni non conoscendo l'arte, e vedendolo tanto freddo , avevano preso ardimento di riprenderlo come mogio, e lontano da queir ardore degli spiriti paterni, si volse con umile alterezza alla madre, e tutto riverente le disse queste, o altre somiglianti parole:
      « Quanto più son dubbie le fortune di -questa oggi miserissima città, ed i pericoli a i quali io son chiamato, maggiori e più evidenti, tanto soli io disposto, e d'aiutar quella più francamente, per quanto da me si potrà , e di sottomettermi a questi più volentieri, ricordandomi sì d' aver auto per padre il signor Giovanni, a cui nessuno pericolo, per grandissimo eh' egli fosse, non potè mai far paura , e d'avere per madre la figliuola d' Iacopo Salviati e di madonna Lucrezia di Lorenzo Vecchio de' Medici, la quale altro mai ricordalo non m'ha, se non che io, temendo e onorando Dio sopra tutte le cose, m'ingegni quant'io sappia e possa il più, di giovar sempre ed in tutti i modi a tulli i mortali ; e si per aver letto appresso gravissimi scrittori, e udito più volte da giudizi (t) sapientissimi , in questo mondo non potersi far cosa nessuna, la quale nè sia più accetta a Dio nè più giovevole agli uomini, che meritar bene della patria , e soccorrere e sovvenire alle bisogne ed alle miserie de'suoi cittadini. Ei anco, per vero dire, dubito, anzi ini pare esser certo , ebe se io quello fuggissi che gli altri vanno cercando , e che mi viene di ragione e per 1' ordine del decreto di Carlo V, il maggiore imperador cristiano che mai fosse, la vostra non sarebbe chiamala prudenza, ma pusillanimità, e la mia modestia, ma dappocaggine; conciosiacosachè come non si devono cercare clfci maParti, cosi non son da dover esser dispregiate le signorie, quan* do legittimamente e con giusto titolo offerte ci sono; anzi opererebbe contro a i precetti così divini come umani, chiunche per qualunche cagione facendo altramente, lasciasse o per viltà , o per fuggir brighe, quello che per buona dirittura se li conviene. Laonde io colla grazia del Signore de'signori, e con buona licenza di voi, carissima ed onoratissima madre mia , alla quale io ho ubbidito ed ubbedirò sempre, andrò con
      (l) Giudizio pigliasi qui per 1* uomo medesimo che &bbia giudizio, cioè «cnn« e prudenza.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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